Passo a prendere Bruno e siamo a fine estate 2013….abbiamo passato lunghi pomeriggi praticamente tutti i giovedì e qualche sabato di questa lunga estate a disostruire centimetro per centimetro la lunga frattura del Gallo Cedrone.
Passiamo a prendere anche Alberto a casa sua mi dice Bruno che è curioso del lavoro fatto e di quello che c’è da fare.

A Thiene a casa di Alberto non ci sono mai stato e devo dire che è una bella casa sviluppata in verticale con un buon senso estetico come piace a me, inoltre Luciana ci accoglie con sincero affetto e vorremmo fermarci a lungo ma il Gallo ci attende…
Riusciamo ad arrivare a metà Costo che dobbiamo fermarci perchè Alberto chiede anzi ordina perentoriamente pausa cicca e caffè.
Si chiacchera molto si fanno progetti esplorativi e si tira tardi come succede ai grandi eventi.
Alla chiesetta di Fossetta ci dividiamo i materiali ( dai che questa volta si passa) e per scaramanzia mi porto anche una corda da venti in più.
Si parte carichi e con calma speleologica ci si inoltra attraverso la mugolia di Campo Casara attraverso una abile scorciatoia individuata dal lungo peregrinare estivo di Bruno e me e arrivati in cima ad una balconata calcarea Alberto dice:
-io qua asfalterei tutto così da rendere più agevole l’ingresso alla grotta e così accompagnato da una nostra sonora risata si affaccia al pozzo d’ingresso del Gallo.
Bella questa grotta sembra promettere bene dice nuovamente Alberto e per festeggiare ci vorrebbe un bel caffettino.
Visto che non c’era scendiamo e arrivati davanti la fessura fatidica ci armiamo di trapano e iniziamo a disostruire.
Ormai di calcare ne abbiamo sacrificato parecchio però è ancora strettino e poi Alberto vuole solo passaggi comodi..
dopo un paio d’ore passo, ora è largo molto più largo di quando è passata Nadia disostruita a forza al ritorno, e quindi scendo un metro, sono al di là…cazzo sono al di là…ma uno spuntone rompe ancora le balle….un paio di sputnik e ora sono sul terrazzino del primo pozzo.
Tosi venite giù e portate materiale da armo e corda.
Ora siamo in tre sul terrazzino del pozzo, butto qualche sasso e uno si infila giusto ed invece di rotolare sul fondo fa un passettino avanti e batte e ribatte lungo pareti lontane.
Silenzio, gli occhi di Alberto e Bruno si illuminano e gridiamo….un altro pozzo.
Abbiamo solo due fix e quindi armo esplorativo e giù, adesso siamo tutti 8 metri più giù in alla base di un pozzo pulitissimo, candido, immacolato.
Alberto arrampica ma vede quello che si vede dal basso e cioè che i primi metri sono di nuovo stretti ma sotto c’è un grande vuoto.
Game over tempo finito, dobbiamo uscire, la vita terrena ci aspetta.
vorremmo fermarci, esplorare, sacrificare ancora calcare e scendere i grandi vuoti di questa montagna, rimasti sconosciuti ai più e aperti al mondo esterno da tre ultracinquantenni.
Togliamo la corda dal pozzo e la lasciamo alla fessura superiore, forse sotto quando piove scende acqua a manetta.
Arrivati sotto la frana del pozzo iniziale, Alberto tira fuori il trapano e con un paio di sputnik rende il passaggio molto comodo dicendo ad alta voce:
-Adesso sono soddisfatto di questa grotta adesso non è solo bella ma anche comoda penso di tornarci.
Fuori un sole che tende al tramonto illumina le nostre tute e gli zaini che si muovono lungo il sentiero.
I passi corrono lenti e precisi come i nostri pensieri, nessuno parla più, l’adrenalina è tutta giù in fondo al pozzo di questa nuova bella grotta, ognuno a modo suo si gode questo momento magico.
Lungo la strada qualche battuta e un caffè a Gallio apre di nuovo le nostre parole, facciamo progetti, immaginiamo nuovi mondi nascosti, mi mancherai Alberto e ogni nuovo metro di meandro stretto mi ricorderò di quanto avessi ragione….bella la grotta ma bisognerebbe renderla comoda.