selfie (3)Chicchirichiiiiiiiiii, sorge il sole.

Il gallo canta all’alba e mi ricorda che è arrivato il momento di svegliarmi. Benemerita svegliati! Su!

Mmhhuuaaaawww che sonno, sdu, ripiombo drammaticamente con la testa sul cuscino. Uff, non è possibile, ho appena sognato un gordo panino con cotto e stracchino. Il pensiero mi sveglia di soprassalto e corro in cucina a preparare il pranzo per oggi, fare una prima colazione e lanciare le ultime cose nello zaino.

Oggi vado in grotta con … booo …  sono in ritardo!!Com’è che se ciama la grotta? Anh si me ga dito, Collalto ecco!

Sfreccio in cucina, dalla fretta spando caffè ovunque, mamma che disastrooooo, tiro fuori dalla dispensa cioccolato, mandorle e tutta l’energia che mi servirà quest’oggi.

Ma aspetta … Collalto … fa rima con?

Senz’altro – Alto (questa era facile) – Smalto! – Calto! – Assalto! – Cobalto (il mio colore preferito) – Asfalto! Scema che te si!Ma xe poe!Movateeee!

Starò forse facendo una pazzia ma oggi andrò in grotta con speleo che non conosco per niente, tranne Max (visto due volte), in una grotta mai vista, in Trentino.

Chissà ..

Preparo zaino, sacco speleo, carico la Punto e via.

Meta: Trento.

Meteo: Bbbuonasera!cielo in prevalenza nuvoloso o molto nuvoloso, specie sui rilievi. Precipitazioni a carattere di rovescio.

Iniziamo bene ma dai che si parte!

Alle dieci arrivo a Trento e subito scorgo Max in compagnia di un amico, Davide, da tutti chiamato Leribus. E’sempre bello rivedere vecchi amici di raduno!Tra un ”oh Figa”, “Nè”, “oh ma te droghito?”, “pota” aspettiamo Federico che  arriva poco dopo con Sara e decidiamo di riempire un’unica macchina e sfondarci di brioches e toast in un bar.

Fede ci mostra il rilievo del Collalto e indica il percorso che avremmo fatto di lì a poco. Il Collalto è stato scoperto il 12 novembre del 1978 dagli speleo di Arco e attualmente collega varie grottine per un totale di oltre 5 kilometri di sviluppo. L’entusiasmo è alle stelle, con le pance piene partiamo per la Val d’Ambiez.

In macchina tra una chiacchiera e l’altra, ci si inizia a conoscere e trovo che la speleologia in questo sia fantastica, dopo un’ora stiamo già organizzando il prossimo ritrovo dai bergamaschi. Pazzesco!

Arrivati, lasciamo la macchina nello spiazzo davanti al rifugio e ci cambiamo sotto la tettoietta. Piove. Piove tanto. Cazzo diluvia.

Pronti ci avviamo verso l’ingresso e seguiamo la nostra guida Federico.

Le gambe iniziano a sciogliersi e a scaldarsi, ci addentriamo nel bosco, oltrepassiamo il ponte di ferro e tenendoci sulla destra seguiamo un muretto per poche decine di metri. Qui il sentiero gira a sinistra e comincia a salire piano piano poi faticosamente fino all’ingresso della grotta in cima al canalone.

Selfie?

selfie (3)

La grotta si apre con un primo tratto di galleria e dopo un centinaio di metri troviamo già il primo pozzo di circa 25/30 metri. La corda non scorre nel discensore e nonostante la chiave a C, la discesa è lenta e mi permette di godere della bellezza del Collalto.

Disceso alla base, ci intrufoliamo in frana, attraversiamo una serie di massi incastrati e percorriamo la strada scavata nel tempo dall’acqua. Seguiamo la forte corrente d’aria e le evidenti tracce di passaggio.

strettoia

Si apre ai nostri occhi un mondo sotterraneo architettato da gocce, calcare e roccia. I suoi abitanti dormono e noi ci muoviamo in silenzio.

Arriviamo al secondo pozzo di circa trenta metri, tutto in strettoia e frazionato. Un paio di saltini arrampicabili ci portano ad un passaggio delicato, la buca da lettere, facile in discesa, lasciandosi un po’ andare, meno in salita. Superata la strettoia ci troviamo d’improvviso alla partenza del pozzo da settanta, anch’esso tutto su strettoia inclinata e con parecchi frazionamenti. La progressione è divertente e dinamica e la grotta ci sorprende cambiando continuamente abito.

Arrivati al fondo del P70 si dipartono due vie. Noi seguiamo la più evidente che ci porta dopo poche decine di metri ad un saltino in salita superabile in arrampicata. E subito dopo ad un salto.

pozzo

Siamo al Pozzo del Vortice.

Alla base del pozzo, un pezzo di corda fissa ci agevola la salita del piccolo saltino dove la roccia è estremamente liscia e levigata dalla forza dell’acqua. Dopo una decina di metri ne incontriamo un altro sempre in salita ma superabile senza troppe difficoltà. Oltrepassato questo tratto la grotta ci svela gallerie meravigliose e dopo vari saltini seguendo la via più logica sbuchiamo in una sala.

galleriael shaarawi

Seguendo ancora la galleria principale arriviamo ad una frana e circa a metà, un passaggio stretto e in salita, poco visibile, ci porta dopo pochi minuti al passaggio chiave nella frana finale, prima di sbucare nei saloni terminali. Saloni di grandi dimensioni, larghi centinaia di metri, maestosi.

salone

Siamo a -230 di dislivello e i primi esploratori sono arrivati quaggiù nel 1979.

Ammiro le meraviglie dell’incessante lavorio dell’acqua che scava e deposita sotto i nostri piedi, dando vita a concrezioni surrealiste che sembran aver ispirato artisti come Gaudi.

Tra discorsi sul cibo, salamelle, luganeghe e ricette varie, non ci rendiamo conto che il livello dell’acqua è aumentato e il ritorno si prospetta traumatico con vari passaggi obbligati sotto cascata.

All’attacco del P.70 un forte arrivo di acqua ci rende difficile la risalita.

Forte è la paura di scariche di sassi tra il P 70 e il P 25 del Vortice. L’acqua mi entra ovunque e in poco tempo mi ritrovo fradicia da capo a piedi. In alcuni punti sono costretta a frazionare in apnea ma cerco di fare il tutto mantenendo la calma e fermandomi il meno possibile.

Siamo in emergenza e sotto una violenta cascata, pesiamo e la risalita si fa via via più stancante. Non devo avere fretta, cerco di rallentare i movimenti e dominare la paura, lì penso ad una frase di Badino che mi era rimasta impressa e diceva che un bradipo instancabile esce in un attimo dalla grotta più profonda. La cascata termina alla buca da lettere ma da qui iniziamo tutti ad avere molto freddo. Un freddo che ti fa battere i denti e non sentire le mani né i piedi. Spero che i miei amici stiano tutti bene.

La speleologia ti mette continuamente alla prova provando ad affrontare situazioni di disagio, quelle che ci spaventano. La speleologia ti permette di superare le paure. Per me mettersi alla prova vuol dire saper trovare una soluzione ad un imprevisto, adattarsi alle condizioni di un determinato posto, anche se non sono le migliori.

La speleologia apre la mente, ti permette di conoscere persone nuove, confrontarti con anime diverse dalla tua, la speleologia ti permette di imparare cose nuove, vivere la cultura di un posto, assaggiare il cibo locale, ti permette di fare domande e avere gli occhi ben aperti. La speleologia ti fa prendere fiducia in te stesso. La speleologia ti fa cambiare prospettiva. La speleologia ispira ed ecco perchè son qui a scrivere queste righe. La speleologia non ha mai smesso di regalarmi emozioni e sensazioni e andare in grotta è un po’ come essere innamorati, d’improvviso tutti i tuoi sensi si accendono.

Collalto fa rima con? Salto

Benemerita