Mi sono avvicinata al mondo sotterraneo in un periodo in cui sentivo e avvertivo un persistente vuoto dentro di me. Una voragine, che nel silenzio di tutti i giorni, mi stava solcando l’anima, divorandomene tutte le energie….come un tarlo che rode il legno di cui siamo fatti scavando meandri, cunicoli, gallerie. Il male ci si stava insinuando e mi spingeva sempre più a guardare quel baratro sotto di me, quell’abisso. La mia vita non aveva più un senso.

Mi ci sono lanciata.Sbam.

 

“Libera”… “Li- be- ra”…

“Oo-key”

Le mie mani sono fradice, quasi non le sento da quanto sono fredde; fatico ad innestare il discensore alla corda e più mi rallento più mi bagno. Ho freddo e sento un leggero formicolio. Mi sto calando nel pozzo cascata e intorno a me tutto è buio, bagnato, il silenzio è rotto soltanto dallo stillicidio di gocce che ritmicamente cadono nelle pozze sotto di me.

Pluf pluf pluf.

Vedo un frazionamento lì a poco, mi calo ancora un po’ e praticando la chiave completa mi ci avvicino, allongiandomi. Passo sulla corda che mi permette di scendere ancora e raggiungo Marco.

 

Adesso capisco il perchè lo hanno chiamato “Però prometteva bene”, ogni angolo ha un fascino irresistibile e mi ha lasciato una tale curiosità.

Il Ppb è stato un altro passo dentro me stessa. Ho risalito ancora di qualche tratto quell’abisso, ricucendo quella voragine che in questi ultimi mesi ha preso forma, ne ho toccato la sua pelle, mi ci sono strisciata, l’ho odiata, l’ho sfidata e oggi urlo “Libera”, perchè … l’ho anche amata.

 

Realtà o trascendenza?

 

E’ stata la scelta più difficile che io potessi fare: calarmi nel vuoto Reale per combattere il Vuoto esistenziale e al rumore della vita ho preferito il silenzio degli abissi.

 

Mi sono calata nell’essenza della vita, ho toccato la mia più Intima Natura.
abisso

 

 

Paola