Sabato 11 Dicembre TRE donne, 5 brioches, 3 cappuccini e un caffè si trovarono al bar. Vi lascio immaginare come finì male per gli ultimi 9 e bene per le prime tre.
Dopo un po’ di sane ciaccole ci siamo date una bella mossa e abbiamo raggiunto la Spurga dei Ruari.

Missione del giorno acuire le capacità tecniche per Ade e imparar qualcosa per me Scarlet. Innanzitutto l’insegnante suprema Michela ci ha fatto vedere l’ancoraggio sull’albero (un bellissimo va e vieni), poi la palla è passa all’ Ade che mi doveva dire passo passo cosa fare per armare il mio primo pozzo.
“Insegnante insegnante e adesso cosa faccio?” questa frase l’ho ripetuta talmente tante volte che ormai era diventato un intercalare simile a “cioè” in alcuni casi e ad una bestemmia in altri.
Finito il primo pozzo le aspetto e ci diamo il cambio altrimenti saremmo uscite dalla grotta nel 2022.

Ade arma il resto della calata principale con maestria e velocità, ma o le corde si sono ritirate o la misura scritta su di esse era ingannevole tantè ci ritroviamo a imprecare su di un frazionamento dove era impossibile fare la chiave. In qualche modo arriviamo a terra dove Michela ci illustra alcuni tipi di bloccante fatti con il cordino.

Ade avida di sapere vuole provare ancora l’ebrezza delle novità e mi intima di risalire la corda, poi virtualmente mi colpisce qualcosa e mi sento male: “Ade Ade soccorrimi ti prego AIUTO”.
Alla riscossa come una mietitrebbia con passo super veloce e poca grazia data dall’urgenza, la mia salvatrice mi si appropinqua e grazie alle indicazioni da terra fa tutte le manovre giuste per portarmi in salvo.
Ma l’altalena del pendolo e l’imbrago che stringe sono sensazioni così belle che non contenta risalgo ancora sulla cora e urlo: “ ADE salvami salvami di nuovo, ti prego!”, così la mia eroina risale e prova a fare tutti i passaggi in autonomia.


Michela purtroppo ci deve salutare, io e Ade decidiamo di proseguire e arrivare in fondo alla grotta, che non è molto grande un paio di pozzetti e arriviamo presto sul fondo.

Ci mettiamo una vita ad uscire poiché non Scarlet ma Tartaruga mi dovevano chiamare…
Ma prima o poi farò manualità anche io e diventerò brava spero almeno come le mie due bellissime insegnanti.

Arrivate fuori la parte facile è passata, rimane l’ultimo tratto le foglie bagnate lungo la discesa: uno scivolo ammaccaculi fantastico.
Un the caldo per rifocillarci e qualche biscotto poi ci si saluta gioiose in attesa della prossima uscita e avventura.
Grazie Ragazze per la pazienza e la compagnia.

Scarlet (Giada).

la Squanfida, la Smarsa e Scarlett