La prima volta che ho visto da vicino la tana del drago ero molto giovane, inesperto ma con l’entusiasmo alle stelle.
Faccio da sherpa a alcuni speleo sub nel lontano 1975 0 giù di lì e arriviamo fino al sifone iniziale del Gorgo Santo ( la Tana del Drago).
i sub si cambiano, mettono le mute, controllano gli erogatori e sono pronti all’immersione, parte il primo e poi a ruota il Mitico Pierangelo Spiller che riceve una pinnata proprio quando si immerge, e inizia a recitare un treno di eresie sott’ acqua, casino confusione, e un gigante di un metro e 85 riemerge in mezzo al sifone recitando tutte le bestemmie possibili e il sifone bolle, prende vita, poi tutto tace e in mezzo al silenzio si sente solo la risata del drago lontana come un eco, come un suono strano sinistro.
Prosegue l’esplorazione e noi poveri sherpa si attende il ritorno di quella che sarà la prima di una serie di grandi esplorazioni fino a esplorare la tana del drago per quasi 2 km con tre sifoni, laminatoi, saloni, concrezioni bianche ma tutto questo restava solo nel mio immaginario dopo aver visto filmati e sentito i racconti degli speleo sub.
Ora grazie a un lavoro sopraffino degli speleo sub in alcuni periodi dell’anno e per breve tempo il sifone iniziale è aperto per un dieci cm e quindi La tana del drago diventa esplorabile anche da chi di bombole e affini non ci capisce niente.
Siamo quindi a Scalzeri ieri mattina pronti, mi sono ripassato tutto in questi giorni perchè so che oggi sarà per me il coronamento di un sogno e non voglio che nessun intoppo fermi la spedizione, sono agitato e scherzo con Frank e il Boa nostre guide.
Faremo due squadre Frank e Michela in esplorazione sotto un pozzo in un laminatoio che dire stretto è un eufemismo e il Boa Nadia e il sottoscritto invece per risalire una diaclasi che sembra portare ancora grandi sorprese.
Fa molto caldo la salita con le mute a mezzo busto e arriviamo all’ ingresso dove ci vestiamo, ultimi controlli e via per i primi 70 metri di grotta che ormai conosco sasso per sasso.
I miei compagni di uscita scherzano e ridono anzi il boa si presta ad un numero da circo che quando Frank mi passa i filmati lo pubblico, ridiamo la tensione si stempera, ma il mitico sifone è li che ci aspetta.
parte Frank seguito da Michela e da qualche sacco, il Boa si inoltra ma Nadia lo prende per un braccio e gli dice ” guarda che non so nuotare” lui dice non importa vedrai che andrà tutto bene mentre io rimango ultimo per gustarmi questo momento.
Si deve seguire la corda così si passa dove l’aqua non tocca il soffitto e quindi tutto sembra facile, l’aqua piano piano mi avvolge ma non sento freddo e il sifone è facile da camminarci perchè il pavimento è un lastricato di enormi pietroni piatti.
Ecco sono passato e sono passati 35 anni di esplorazioni, Grazie Frank Grazie Boa sono dall’altra parte finalmente nella tana del Drago.
La grotta si apre in tutta la sua meraviglia, ampia galleria, colate bianche, mi inchino e respiro, mi giro attorno ed è tutto una meraviglia.
Raccolgo 4 sassi che a casa mi ricorderanno questa esplorazione, e mi riempio gli occhi di meraviglie, ma ecco un’altro ostacolo, un piccolo lago che passiamo quasi a nuoto ma tocco il fondo mentre Nadia trainata dal Boa naviga verso la spiaggia.
si cammina un pò poi si gattona e finalmente si raggiunge la zona esplorativa, una zona cioè dove le esplorazioni sono iniziate in modo serio 2/3 spedizioni fa per le solite intuizioni dei due speleosub.
Si sale una corda a nodi che aiuta in questo che è un passaggio semplice se non fosse che sotto si può precipitare per almeno una ventina di metri, dico le mie perplessità al boa ma si sa più che speleo sono marinai e la corda a nodi va benisssimo.
Attraverso alcuni passaggi stretti ci inoltriamo alla base di una enorme frana, dove dai racconti delle ultime spedizioni si deve passare una terribile strettoia.
Mi preoccupo un pò i miei compagni sono davanti a me prima passano in due poi la trafila di sacchi, io faccio il figo e mi tengo stretto il mio, se mi blocco qui ho viveri luce e caldo quindi soffro, anzi no mi convincono che è meglio la strettoia passarla senza.
Strettoia in salita ma come faccio di solito non penso di essere un uomo ma una parte della grotta che deve muoversi, e quindi con calma mi sposto verso l’alto e riesco a uscire, bene e una l’altra sembra più ostica ma ci penseremo dopo, siamo in un salone pensile, dove non si riesce a vedere il fondo ma ci si può cadere dentro, quindi ognuno sceglie il sasso su cui appoggiarsi e tiriamo il fiato.
Ci dividiamo e mentre i due magri si tuffano in avanti per scendere il pozzo e andare oltre laminatoio noi tre guardiamo tutti gli anfratti in cerca di un passaggio verso l’alto.
tutto è nero e sabbia con depositi sabbiosi impressionanti, ma anche stalattiti filiformi e pavimenti bianchi, seguiamo questa lunga faglia, ma un passaggio non si trova e mentre io arrampico di qua e di là il Boa e Nadia si infrattano in buchi più o meno stretti, Nadia si muove agevolmente, il Boa grugnisce ma niente.
andiamo avanti per vedere il pozzo e qui la seconda strettoia, lunga lunga, ma vediamo passa il Boa grugnisce, passo io con fatica ma forse l’ altra era peggio e mi giro e vedo che mentre noi due abbiamo strisciato come vermi Nadia è passata in piedi, quindi abbiamo un’altra strettoista pronta per nuove esplorazioni.
Insomma tutto verso l’alto sembra chiudere, ma allora cosa ci facevano i pippistrelli prima che venisse aperto il sifone al di qua, ma forse nuotano in apnea o hanno le branchie oppure sono passati e il drago ha chiuso il sifone di nuovo.
I due tornano, ma le notizie non sono buone, il laminatoio chiude e allora decidiamo di tornare fuori, questo ambiente è starno molto strano e forse qualcosa si troverà, ripercorro i vari passaggi, sacchi a traino e poi vado a vedermi l’attacco del ramo nuovo, l’ambiente è bellissimo, molto molto basso ma anche molto molto bello.
Al sifone prima di uscire mi giro e immagino il drago che se la ride dietro un’ombra per averci fatto giocare nella sua tana, mi immergo e esco.
claudio devil blues
dedico questo articolo a Pierangelo Spiller che mi ha messo il blues nella vita