5 mesi e poco più…è il tempo trascorso dall’ultima volta che sono stato in grotta. Una vita se considero che l’anno scorso, in certi periodi, mi capitava di andare anche tre volte alla settimana.

Martedì scorso Marco mi chiede se volevo andare con lui all’omo selvatico, doveva accompagnare una persona. Ho tentennato all’inizio, in 5 minuti di chiacchiere mi è tornata prepotente la voglia e così il giorno successivo è stato un susseguirsi di spostamenti dal rifugio fino a Seravezza per prelevare il materiale. Che figata andare in grotta! Prendo tutto, anche il nuovo casco al quale vorrei applicare il nuovo impianto e-thin.

Ci provo tutta la sera in rifugio ma le viti sono troppo piccole e dopo una serie di moccoli rinuncio. Va beh, ne ho ancora un altro paio che posso utilizzare.

La tana dell’omo selvatico è bella, è un inghiottitoio naturale e fino al fondo, lungo le pareti sono appiccicate foglioline secche/umide provenienti dall’esterno. La roccia è chiara e la progressione è pulita. Naturalmente, come d’abitudine, in Apuane molti tratti si fanno in libera…verso il fondo, prima di arrivare al torrente a meno 270 c’è un tratto parecchio impegnativo perché la roccia è scivolosa e ogni tanto una presa mi resta in mano…il sacco sulle spalle non mi aiuta.

Dopo uno spuntino sul fondo comincia la risalita, vengo su disarmando a gran velocità…ho voglia di speleologia e la progressione sulle corde, almeno per me, ne è una parte importante. Ho voglia di sentire come reagisce il mio corpo ai metri di corda che mi aspettano.

Alla fine, la solita meraviglia…a pochi metri dall’uscita sentire l’odore dell’aria che cambia mi dà il senso del perché tutto questo mi piace.

Voglia d’abisso.

io alla tana

Tana dell’omo selvatico