Monteviale, domenica 17 aprile 2011

la pòcia

la pòcia

Ritrovo alle 9 in piazza a Monteviale. Claudio va a recuperare Clemente mentre io metto su il caffè. Bella giornata di sole, con quel venticello frizzantino che mette buon umore… I gatti, con la pancia piena, hanno già voglia di giocare e si infilano nello zaino aperto: vorranno forse venire anche loro? Ma non si può oziare, bisogno ANDARE AVANTI che la grottina ci aspetta.
In piazza, c’è esposta la vita di paese: il fiorista ambulante che fa bella figura con le sue macchie di colore, il banchetto che raccoglie le offerte per la ricerca vendendo colombe, i bar aperti, dove a turno la gente si affretta per l’ultima chiacchiera prima di andare a messa o per correre a casa, a preparare il pranzo domenicale.
Aspettiamo Ivano, che sta per arrivare, è alla rotatoria, ossia alla piazza (unica) del paese.
Ma non arriva, e allora scambiamo due parole con il proprietario del bosco dove c’è la nostra destinazione: è contento della nostra iniziativa, e aspetta foto e notizie su quel cunicoletto che sembra non essere stato ancora del tutto esplorato. Insomma, si VA AVANTI…
Ecco l’sms di Ivano: ci aspetta già nella stradina per la grotta (certo che, non riuscire a trovarsi in piazza a Monteviale, ce ne vuole: è un buco!).
E allora, su, dai che è tardi, rimontiamo in macchina e si va!
Arriviamo all’imboccatura della stradina che ci porta nel bosco: Ivano è lì, che ci aspetta e si chiede come abbiamo fatto a non vederci (appunto!)… ma non c’è tempo, occorre caricare da Clemente (c’è spazio… carica tutto… dai dai…) e andare avanti, che c’è da fare!
Eccoci sul posto, ci cambiamo, si scherza su cosa possano pensare i dirimpettai, magari svegliati dal nostro chiacchiericcio un po’ insolente, dato che è domenica mattina…
A Claudio manca il kroll (dove sarà rimasto? boh…) ma si arrangia in qualche modo, e risolve alla grande, quindi prendiamo tutto l’occorrente (sacchi, secchio, macchina fotografica, ecc…) e si VA AVANTI.
La vegetazione è cresciuta tantissimo dalla volta prima, ma con pochi balzi eccoci alla recinzione.
L’armo è già fatto: si fa presto ad organizzare il lavoro ed iniziare a scendere.
Parte Claudio, mentre Ivano e Clemente pensano alla fune da calare per tirar su i sacchi.
All’imbocco della grotta c’è un grosso masso che si staglia al centro: sembra un guardiano che sta lì, silente, a sbarrare la strada.

il guardiano della grotta

In realtà è stato sicuramente l’inconsapevole aiuto a quei partigiani che, durante la guerra, si calavano in questo anfratto per sfuggire alle rappresaglie. Forse scendevano con corde, o qualche scaletta… mah!
Libera!
Ivano mi guarda: dai, scendi te. Io? Che bello! Vado! AVANTI!
La parete è molto scivolosa, c’è fango, foglie, muschio, pungitopo, rami marci… insomma, tutto ciò che può dare un boschetto umido che il sole lo vede solo molti metri più su.
Ma bastano pochi balzi, il primo frazionamento, piccola calata, ed ecco già il secondo frazionamento. Da qui si scende nella pancia del monte, e, come la prima volta, la grotta si dà in tutta la sua generosa bellezza: una colata spumeggiante e morbida, che accompagna la discesa, quasi a dirti di quali meraviglie può la natura se lasciata libera di esprimersi.

colata burrosa

Ehi, Claudio, hai fotografato questo buchetto? E queste concrezioni? E la colata?

colata continua

colata continua

Ehi… guarda!!! Quelle cannette… o cannule… boh…. ma hai fotografato? Sì… ho fatto…. santa pazienza!
Poi appoggio i piedi, e mi ricordo cosa tristemente dobbiamo fare, oltre che a goderci tanta grazia e passare una bella giornata tra noi…
Da metà grottina in giù è un continuo ritrovamento di ossi di animali: cani.

no comment

no comment

E rovistando intravedo un collare arrugginito, poi uno molto, purtroppo molto, lucido. Che amarezza. Che stupidità.

ossi e altro...

Un grido mi desta da questi tristi pensieri: sono arrivati i panini!
Agile (mio fratello) si è fatto una scampagnata a piedi dal paese per portarci i panini che Luca (padrone della trattoria nonché figlio del padrone del bosco) ci ha amorevolmente preparato: salsiccia appena cotta al focolare, sopressa di casa e panini al formaggio per il non-carnivo (Ivano).
Mettili nel secchio e cala giù… così bravo… che fame!
Ma prima il dovere. E già penso al mio tarlo della prima uscita: quel cunicoletto stretto stretto che non mi convinceva, o meglio, mi convinceva a tal punto che rimaneva un punto da riaffrontare.
E alora, te movito? Scende Ivano, scherziamo, e mi rendo conto che sono tra due fuochi: i fratelli Barbato! Aiuto! Ho bisogno di Clemente per parare i colpi, ma mi accorgo ben presto che fanno tutti comunella! Andiamo bene… che bello, però, mi fanno sentire una di loro… e allora dai, che si VA AVANTI!
C’è il terzo pozzetto, che porta sul fondo.
Lì ci aspetta un altro amico: il coleottero nane. Quello che già la volta scorsa aveva fatto carte false per convincerci di farlo evadere: è arrivato persino ad arrampicarsi (invano) sulla corda.

coleottero nane

Ma forse gli mancava il pantin… ed il tentativo è naufragato in una caduta all’indietro.
Foto al laghetto (pòcia) con ossa concrezionate, foto alla colata che ha la forma di sarcofago, foto con faretto di riflesso, con faretto di rimbalzo, con faretto di striscio, con faretto che si intruffola tra le fessure di una colonnina creando un effetto di vedo-non vedo… oh! Insomma! Di foto ne abbiamo fatte ormai tante. Mi giro, ed eccola: l’eccentrica! La mia prima eccentrica! Foto. Minimo.
Ok. si VA AVANTI.
Sento da sopra Clemente che ha adocchiato il cunicolo: eh, dai, interessante, vediamo, si può fare… Uè! Aspettatemi… ho un conto in sospeso!
Risalgo il pozzetto e mi precipito. Mi tolgo l’imbrago, il casco, metto la piletta in testa… ma sei sicura senza casco? Certo! Ho un conto in sospeso. Non ho dimenticato nulla dell’altra volta e di come e dove mi incastravo.
Ricordo bene il mio punto critico. Quindi mi porto il piede di porco. Ma anche la macchina fotografica e il faretto di Claudio: così posso far vedere cosa vedo e, per inesperienza, non so riconoscere e descrivere. Solo che il buco è proprio stretto: tutta ‘sta roba dove la metto?
Mi organizzo, butto avanti il faretto, il piede di porco, mi infratto… mannaggia, ho lasciato un braccio indietro, e non riesco a spostarmi. Riscivolo indietro, mi metto a superman… ed è fatta. Una foto, un’altra, poi torno indietro e ripasso la macchina fotografica: devo tentare di allargare il buco, meglio non avere impicci. Mi ributto. Ragazzi, c’è una colonna più avanti, delle vele, poi il meandro gira a sinistra: non posso vedere oltre… ma va avanti? Secondo me VA AVANTI!

il cunicolo inesplorato

il cunicolo inesplorato

E allora provaci! Ma il buco è stretto: ho una sporgenza sopra di me. Tento con il piede di porco, ma niente. Sotto però è fango: morbido. Si può tentare di allargare qua. Ma come si fa a scavare con un piede di porco? Smollo un po’ e con le mani cerco di togliere il più possibile… Forse adesso ci passo, ho la colonna a neanche un metro…. ma non ho più forza. Decido di uscire.
Racconto a Clemente e Ivano. Ma va avanti? Secondo me, sì. Clemente si prepara: via imbrago, via casco, pila, zappetto. E si infila.
Arriva al mio punto critico e (grande!) scava e allarga! Poi però c’è la colonna che sbarra la strada. Bisogna essere veramente eterei per passare. Però (è vero…) VA AVANTI!
Esce anche Clem, racconta e Ivano, ci pensa un po’, poi giù imbrago, su casco, su piletta, e via con la mazzetta.
Intanto Claudio ha ripulito dalle ossa, dai secchi di vernice, da una suola di scarpa, e portato su uno dei sacchi. Clem lo aiuta e io resto ad aspettare Ivano, curiosa di sapere cosa ne pensa anche lui.
Un paio di smartellate, attesa, altri colpi, attesa… poi eccolo: la strada adesso è libera, ma oltre, il cunicolo presenta altre asperità… ma sprofonda… e VA AVANTI! Vuoi andare a vedere?
Mi sono appena rimessa l’imbrago, ricontrollato se ho fatto tutto bene (controllo sempre un paio di volte, adesso mi devo arrangiare!)…. ma sì! Via tutto di nuovo e dentro! Cavoli, sembra tutta un’altra cosa!
Decidiamo che vale la pena ritornarci ed insistere.
Ma adesso su, che i panini ci aspettano.
Pranzo fugace su un tappeto d’erba, a scherzare, a raccogliere fiori, a pensare a come, riemersi al mondo emerso riemerge tutta la propria vita, con il suo carico: si è fatto tardi, ognuno ha un impegno da rispettare, quindi via, che la vita VA AVANTI!
Nadia