Finalmente ci siamo, dopo ben 4 mesi eccoci di nuovo pronti a scendere in Mangiaterra. Siamo in 5 e abbiamo tutta l’intenzione di verificare alcuni punti di domanda che mi girano per la testa da un po. Stavolta siamo Mirko Filippo Pierga Michela, Simone, un po di neve e tanto fango.

Sui Berici ci sono ancora 15cm di neve e con la superba Landrover di Pierga arriviamo alla casa senza problemi, dividiamo nei sacchi corde, trapano e ferramenta varia e ci gustiamo la passeggiata fino all’ingresso immersi nel silenzio dei colli in un ambiete innevato baciato dal sole con gli alberi che fanno da contorno e attendono l’arrivo della nuova primavera. Tracce di caprioli, rami spezzati dall’inverno che sta finendo, l’ingresso con la neve fresca sembra ancora di più un imbuto dove tutto pare crollato all’improvviso, gli scalini che abbiamo scavato reggono ancora e quindi scendiamo. Filippo cambia la corda lesionata, altri spostano il deviatore in modo da non sfregare sul bordo e giù ad esplorare.

La solita Salamandra e li che ci augura buona giornata e subito realizzo che negli ultimi mesi deve essere scesa una marea di acqua perchè nei passaggi stretti e in testa al P30 il fango è quasi sparito e al suo posto affiorano i ciottoli della base del meandro. Poi alla base del pozzo un copioso stillicidio ci ricorda che tutta la neve e le ultime burrasche piovose si sono fatte largo negli aimbienti e sembra quasi che nessuno sia mai sceso tanto che non si vedono più le vecchie impronte, e si che qua siamo scesi ormai almeno 15 volte!

In quattro e quattr’otto siamo al primo punto di domanda, ci arrampichiamo e scopriamo un nuovo interessante meandro, sembra quasi una fotocopia di quello iniziale sotto il P30, gira verso destra e si dirige all’opposto della condotta principale ma dopo 10mt stringe inesorabile e per proseguire bisognerà scavare con l’aiuto di tonno e manzo, una ricetta che a qualcuno piace tanto. Ci ricompattiamo e decidiamo che vale la pena di andare tutti al fondo e quindi giù, lo scurion di Pierga illumina questo grande baratro che adesso possiamo dire di aver scrutato in tutta la sua grandezza ma porca paletta niente, Michela e Simone tentano una risalita di 15mt ma sopra non c’è niente, io vengo usato come funambolo e lanciato, appeso alla corda, fino ad aggrapparmi ad una cengetta sospesa a 10mt dal fondo ma anche qui nulla.

Alla base del Superbonus ven giù un velo di stillicidio molto abbondante e tutta l’acqua si infila sotto la frana ma andare a scavare adesso vorrebbe dire bagnarsi come un criceto nano muschiato dopo aver corso la gara coi tori a Pamplona e col freddo che c’è fuori sarebbe raffreddore fulminante quindi proviamo a scavare dalla parte opposta della sala dove probabilmente in passato si infilava l’acqua, si nota proprio il letto di fango che l’acqua depositava passando ma anche li dopo un po molliamo.

Alle 18.30 siamo fuori, un po sconsolati per non aver trovato nulla di nuovo ma contenti per la bella giornata passata in compagnia, adesso alcuni dubbi sono stati svelati e non ci rimane che fare l’ultima risalita prima della condotta e verificare un paio di condottine attive che potrebbero ancora nasconderci qualcosa di nuovo.

Questa grotta si riconferma ancora una volta una grande scoperta del nostro gruppo, abbiamo potuto vederla ancora più viva con molta più acqua del solito, con i suoi piccoli abitanti sempre li a sguazzare tra le pozze e anche noi a modo nostro ci abbiamo sguazzato dentro.

Un grazie a chi ha voluto venire a infangarsi un po ma come dice il buon Mauri la Moma Bericensis è pur sempre un bel trattamento benessere.

Mirko