CENTO! CENTO! CENTOUNO!
4 secondi …quanti metri sono?
Finalmente è Maurizio a darmi una risposta: se il sasso impiega 4 secondi a toccare il fondo del pozzo, vuol dire che sono circa 80 mt. E se sono 5 secondi? Circa 120 mt. UUUAAAAOOOOOO
In grotta ci posso andare una settimana si e una no, come tutti quelli che hanno famiglia non è facile avere sempre i week end liberi. I miei compagni di grotta, i miei amici, vogliono aspettarmi per scendere il Gran Pampel, così scrivono nella chat di gruppo di attendere il mio sabato libero e intanto si organizzano per andare a sistemare qualche armo, allargare qualche strettoia e fare il rilievo della zona nuova. Posso assicurare che questi gesti valgono più di 1000 parole.
Finalmente arriva sabato, e si parte. Siamo io, Miguel, la Benemerita (Paola), Bot, la squanfida (Michela) e l’Ingegnere (Simone).
La giornata è quasi calda, c’è il sole, ci sono i funghi, ma non ce ne frega niente, e in poco tempo entriamo in grotta. Mezz’ora ci impieghiamo ad arrivare alla Sala del Thè quando di solito ci mettiamo 40/45 minuti.
Perfino Bot, che è il più massiccio di tutti e normalmente avanza con fatica sbuffando come se fosse un cane da tartufi, oggi striscia nei meandri del Blade come se non ci fosse un domani.
Prendiamo su corde, attacchi, mazzette, levarini, ecc e ci avviamo di corsa verso il Grand Pampel.
Abbiamo una 50, una 40 e una 100, dovrebbero bastare, l’ingegnere scherzando dice: “Vi auguro di finire tutte le corde”.
La squanfida in settimana, mi aveva inviato un messaggio scrivendo di prepararmi ad armare il pozzone, così dopo due respiri profondi mi accingo a cominciare il lavoro. Sono un po’ nervosa, ma ci pensa Miguel con le sue battute a farmi sorridere e a tranquillizzarmi. Inoltre poco più su c’è anche la Benemerita che ogni tanto urla: “VAI ADEEEEEEE”.
Nel frattempo più sù Bot si mette sotto la coperta termica e prova a fare un sonnellino, Michela è impaziente e ogni tanto guarda da sopra e chiede “Quanto manca? Quanto ci vuole?” e punta il distox sul fondo, ma non si vede niente. Simone si guarda un po’ intorno e intanto controlla e sistema il materiale.
Finisco la corda da 50 e guardo sotto…. Il pozzo scampana e non vedo ancora il fondo. Chiedo la 100 mt.
Faccio gli ultimi due armi prima che le mie gambe oscillino nel vuoto e comincio a calarmi, mi guardo intorno e vedo solo nero, il discensore scotta, le luci dei caschi dei miei amici sono sempre più lontane, e io non vedo l’ora di appoggiare i piedi per terra. Finalmente, dopo un tempo interminabile, tocco il fondo e vedo che la corda è stata sufficiente, avanzo ancora circa 20 metri.
Sono su una cengia, sotto il pozzo va avanti ancora ma meno affusolato, scende un po’ in frana, saranno altri 20/30 mt.
Sento subito Miguel che mi urla di passargli il trapano, martello e attacchi perché la corda gratta e deve sistemare l’ultimo armo, sicuramente l’impazienza di scendere è stata più forte di quella di guardare e valutare se andava tutto bene… La prossima volta farò meglio! In un tempo indefinito tira su la corda con il sacco attaccato sotto e fa un armo spettacolare a soffitto.
Riescono tutti a calarsi fuorchè Michela e Simone, purtroppo devono rientrare presto perché Gighen il gattone, non sta bene e ha bisogno di essere accudito a orari prestabiliti.
Michela prima di salutarci, punta il DistoX nella cengia dove ci troviamo e ci urla: CENTOUNOOOOOOO!!!!!!!!! UAUUUUU
Miguel, molto velocemente, arma l’ultima parte del pozzo.
E’ un ambiente grande, ci sono finestre da guardare un po’ ovunque, Bot vorrebbe infilarsi in ogni buco che vede, la Benemerita si perde ad osservare la roccia, nei suoi colori e nelle sue forme più strane. Ma ci concentriamo sul fondo, quindi dopo un pò seguiamo tutti Miguel.
Arriviamo giusto alla fine del pozzo che abbiamo terminato anche l’ultima corda da 40 mt.
L’augurio di Simone (VI AUGURO DI FINIRE TUTTE LE CORDE ) oggi è stato una profezia.
Il fondo sembra un tappo detritico, iniziamo a scavare con le mani e riusciamo ad allargare un passaggio ma per quanta forza ci mettiamo non riusciamo a spostare i grossi massi che ostruiscono il passaggio.
Siamo bagnati, siamo infangati, siamo infreddoliti, stanchi ma tanto felici!
Guardiamo l’orologio, comincia a farsi tardi, a malincuore abbandoniamo lo scavo e cominciamo a risalire, ora non basta più un’oretta per uscire, oltre alla zona nuova, ci sono più di 100 mt da pedalare.
Risalendo in corda ho il tempo di guardarmi attorno, è un pozzo strano fatto a C, con pareti lisce e altre franose, con finestre che si affacciano nel pozzo, penso che quando piove deve scendere tanta acqua, che siamo stati proprio bravi a insistere e che sono fortunata ad avere dei compagni così pazienti. Penso anche che fatica pedalare, fortuna che fuori abbiamo la birra in fresca, abbiamo validi motivi per festeggiare oggi.
Io e la Benemerita siamo le prime ad uscire, abbiamo il tempo di cambiarci, di ballare, cantare e ululare alla luna piena senza ritegno. Arrivano anche Bot e Miguel e finiamo di festeggiare con loro. E’ Halloween, la notte è illuminata dai raggi lunari e noi stiamo festeggiando da soli in mezzo al bosco, che serata fantastica.
Anche la Squanfida e l’Ing. festeggiano a casa con una bottiglia di prosecco, veniamo a sapere che “ Visto che avevamo ancora un po’ di tempo, con Simone siamo stati a dare un’occhiata alla zona alta del salone W GIANETTI. Risalendo una china detritica e muovendoci tra i massi, siamo sbucati prima in una saletta molto bella tutta concrezionata, poi in un ambiente dalla forma a lente, intervallato da massi anche di notevoli dimensioni, che si apre tra la volta del salone e questa grande china detritica. Si sale per circa 15-20 m e ci si muove in orizzontale di almeno 30 m. Si tratta di un bel volume da rilevare, più che altro per capire dove si sposta in pianta e vedere se si riesce a trovare un eventuale collegamento con le zone soprastanti, così da bypassare la frana”. Mitici!
Oggi il Blade Runner è diventato l’Abisso Blade Runner.
”
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