C’era una volta uno speleologo molto magro con tanta voglia di esplorare che decise di intrufolarsi in uno stretto meandro da cui usciva un piccolo rivolo d’acqua. Si arrampicò per qualche metro e scoprì che sopra di lui si apriva un bellissimo ramo, probabilmente aiutato da alcuni compagni si infilò tra le strette pareti, riuscì ad avanzare per alcuni metri ma si arrese e rinunciò al sogno di trovare una nuova strada per l’esplorazione.Non sapeva che dopo 30 anni qualcun’altro avrebbe ritrovato questo piccolo gioiello e che nel frattempo gli speleologi avrebbero inventato i MANZIIIIIII.

E siamo al 2014, 30 anni dopo, lo speleologo di cui non sappiamo il nome era sicuramente socio del Gruppo Grotte Schio e aveva intuito che quel meandrino mirava dritto verso l’ignoto, quella parte di rilievo del Buso della Rana, dove la carta è completamente bianca e sulla quale generazione di speleologi vicentini hanno immaginato un mondo di gallerie, meandri, ambienti a cui dedicare un nome ma come si sa il passaggio giusto non è facile da trovare e a volte ci si arrende e ci si dimentica anche di tornare ad esplorare. Così passano gli anni e cambiano gli esploratori di abissi!!!

Alberto Rossi, prode frequentatore della Rana, decide che forse vale la pena di riguardare la parte destra del ramo Trevisiol e curiosare tra i molti punti di domanda che guizzano dal rilievo, apporti di acqua, piccole gallerie e condotte appena abbozzate sul rilievo e si imbatte in una piccola saletta detta del colatoio, la stessa che aveva visitato l’ignoto speleo di Schio 30 prima.MARMITTA

Curiosi di vedere cosa ci sia la sopra ci organizziamo una sera di qualche settimana fa e piantando un veloce fix mi sollevo qualche metro e mi infilo nello stretto passaggio sbucando in un modesto ambiente dove pare non sia mai salito nessuno, nelle uscite successive sistemiamo l’armo e mi avventuro nello stretto meandro fino ad una curva a gomito dove sempra impossibile passare. Torno con Giulio e grazie a qualche energico massaggio il calcare si addomestica e passiamo, ovviamente io sono 80kg e lui pesa molto meno ma è lungo un metro e novanta quindi sono cazzi sia per andare che per tornare ma la voglia di esplorare è tanta e l’emozione di camminare, ops strisciare, in un nuovo ramo della Rana e tantissima. L’avventura dura qualche minuto perchè più si va avanti più stringe e ad un certo punto, dopo l’ennesima curva con roccia ruvida che si mangia la tua tuta ad ogni movimento, ecco il barbatrucco

NEROFUMO CON SCRITTO G.G.S. 84NEROFUMO

Porca di quella porca sembrava fatta!!! imprecazioni nelle lingue più cattive che ci siano, Giulio che è rimasto qualche metro più indietro capisce la mia delusione e fa marcia indietro e io, a dire la verità non volevo crederci, non mi sembrava possibile che qualcuno fosse arrivato fin qui senza allargare nessun passaggio o per lo meno che nessuno avesse salito il colatoio iniziale senza uno sputo di spit ma si sa che quelli magri passano da pertutto e il famigerato speleo magari ci sarà arrivato anche senza sudare eh eh eh…

Per farla breve siamo tornati ancora per un paio di sabati pomeriggio Alberto, Mauri e io a liberare meglio il passaggio in salita dell’ingresso, adesso abbiamo lasciato una scaletta in alluminio con corda di sicura, è stato allargato quello che si poteva e si arriva fino alla fatidica scritta al nerofumo da cui si intravede il meandro che continua, in ambiente tretto ma con aria e acqua, concrezioni dappertutto e abbiamo fatto il rilievo che nessuno ha mai presentato.DSCN2826

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il ramo si sviluppa per 45mt con un dislivello positivo di 14mt, vedi rilievo.

GGS 84 PIANTAGGS 84 SEZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

Il ramo è stato dedicato allo sconosciuto primo esploratore e alla scritta che ha lasciato a memoria della sua impresa e da questo sito lo invito, se dovesse riconoscersi, a farsi sentire così magari potremmo continuare l’esplorazione insieme.

Mirko Palentini