VOJAGHE BEN A LE TERE ALTE CHE LE TE DA EL GIASSO PER VIVERE

di Giliano Carli Paris

Alcuni fogli sgualciti e diventati gialli per il passare del tempo.
Carta dattiloscritta e vagabonda che ha dimorato in decine di case.

Un lungo viaggio alternato da momenti di prestigio e d’abbandono per oltre cinquant’anni.
Quasi una storia d’autunno.
Che inizia con un gesto.
Con l’inserire alcuni fogli in un libro e lasciare così che il tempo li trasformi in memoria.

Marziali le lettere impresse. Molte le aggiunte a mano. Ripensamenti, desideri del professore di inserire dell’altro…
Guardo i fogli.
Li riguardo.
E’ stanco l’inchiostro impresso…
Ma leggo ugualmente:
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

“ L’importante complesso speleologico ed il suo ghiacciaio mi furono segnalati ( è doveroso ricordarlo!) da tal Andrea Roi, di Treschè Conca ( VI) nel 1945, : tra gli anni 1910-1915 egli ricavava dallo Sciason il ghiaccio di cui riforniva ( per sua dichiarazione) l’ospedale di Thiene…”

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Sobbalzo.
Ecco improvviso un sapere nuovo.
Una testimonianza che raccolgo con grande stupore.

Ed è con quella meraviglia che scatta in me il desiderio di saperne di più.
Cerco allora frammenti di storie.
Lontane memorie.
Così, lentamente, metto assieme tracce di questi uomini…

Ecco da qualche parte, e subito, una reminiscenza che sussurra qualcosa!

…un tempo, venivano chiamati ghiacciolai…

Ghiacciolaio fino al 1880 fu anche Adrin.

Scendeva abitualmente la paurosa voragine dello Sciason in località Campolongo di Rotzo, sull’ Altopiano di Asiago. La discesa gli era possibile grazie all’aiuto di un abete.
Tagliato e fatto appositamente cadere al suo interno, nel primo pozzo, i suoi rami divennero sicuri scalini…

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Confortato dalla luce di una lanterna Adrin scese per anni in quella cavità facendo, con i suoi colpi di scure contro il ghiacciaio, risuonare i vuoti della terra.
Le gerle ,così, si riempirono di freddo.
Per ingannare lo sforzo della salita sui rami, Adrin di proposito, si ricordava di quand’era ragazzino e di quando si cimentava con gli alberi alla ricerca di nidiate d’uccelli…

… ma l’aiutava davvero il pensiero
di raggiungere il sole…

Una volta in superficie, un breve riposo prima di ridiscendere nel buio.
Ecco allora il sollievo di levarsi le scarpe bagnate.
La gioia di asciugarle, infilando nel loro interno una dozzina di piccole braci per alcuni minuti; metodo, questo, suggeritogli dagli amici ghiacciolai della valle del Reno.
Roventini le chiamavano queste apposite calzature i pistoiesi e roventini le chiamava pure lui.
Scarpe vecchie, chiodate e rinforzate per quel preciso lavoro.

Come rivestito di lamiera chiodata era il carro.
A tirarlo c’era Toni, il mulo.
E Toni fu suo compagno di lavoro fedele.
Seppe anche correre quando fu necessario. Come quando il sole rubava il ghiaccio ad Adrin.
OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Si racconta che proprio in quei veloci viaggi verso la pianura incontrava spesso una donna, per alcuni una strega, che gli cantilenava dal ciglio della strada
“ Adrin! Vojaghe ben a le tere alte che le te dà el giasso per vivere…

Ma Adrin vendeva anche la neve …
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Giorni e giorni lassù, in montagna, sulle terre alte, a immagazzinare dentro le caverne e le grandi doline carsiche più neve possibile.
Neve che veniva poi pressata dentro stampi e trasformata in blocchetti. Neve pronta per la vendita…

Poi, all’avvicinarsi dell’estate, l’inizio di lunghi viaggi. Molti nella notte.

E in quelle notti non ci fu solo Adrin…
… ma tanti…
…tanti uomini e carri sulle strade dirette in pianura!
Ognuno con un proprio impegno, una propria meta.

Sotto i raggi della luna, i luccichii della neve e del ghiaccio nei carri…
… una scia di corpi celesti sulla terra…

… 50 chilometri sotto le stelle…
…6 centesimi al quintale se ghiaccio spesso e trasparente …
…la neve poco, vale poco…

E una sera, Adrin raccoglie la notizia in osteria…
la sua neve sarà caricata su un mercantile in Austria, a Trieste. Solcherà il mare fino a raggiungere Alessandria d’Egitto.
Una città lontana che un’amico gli mostrerà la sera seguente, aiutato da una stampa.
Adrin guardò quella città e ne restò meravigliato! Ma non prese in mano il cartoncino. Non lo toccò. Aveva timore di sciupare l’immagine.

Le mani di Adrin, come le mani di tanti uomini d’allora, furono sempre imbrattate di mille lavori.

Ma lavorare il ghiaccio, la neve, è vendere il cielo… è diverso…

Quella sera Adrin le aveva bagnate. Sporche di neve.

Il testo citato è del prof. Giovanni Presa appassionato studioso dell’Altopiano di Asiago.
Fu promotore e socio fondatore, nel 1948, del Gruppo Grotte Asiago.