…e già il nome dovrebbe dare l’idea che qualcosa di grande si nasconde dentro a questa parte di mondo. Ho partecipato ad un campo invernale e giuro essere stata una delle più belle esperienze che mi sono capitate. Da un punto di vista speleo è un altro modo, a 360 ° di fare speleologia.

Piani Eterni - Ingresso

Sono abituato ad avvicinarmi in macchina all’ingresso grotta e quando mi va male in mezz’ora sono sul punto di inizio. Se vai ai Piani Eterni questo te lo scordi…ed è bello che sia così. Ci sono più di mille metri di dislivello da superare prima di arrivare a Malga Erera e i tornanti o la via da percorrere è lunga ripida e monotona. Qualcuno “a ragion veduta” li ha chiamati” tornanti in pié per dire che in certi punti la pendenza si fa veramente impegnativa.

 

Siamo in 7 a fondo valle, partiamo dal laghetto della Stua, un lago artificiale creato dalla SADE ancora negli anni ’50, quando ogni valle sembrava potesse diventare elettricità. Io, Michela,Simone, Ciccio, Cristiano, il mitico Tebe e Marco U; ognuno con il suo passo partiamo.

 

Come dicevo, la salita è lunga e monotona, si passa lungo una strada di servizio della forestale; non c’è neve o gelo che ci ostacola…almeno fino al bivio del Porzil. Arrivati al cartello comincia a vedersi l’effetto delle nevicate; abbandoniamo la strada e prendiamo un sentiero…e il paesaggio cambia; sia perché ora ai piedi ci siamo messi le ciaspole, sia perché attorno a noi anche la vegetazione non è più la stessa. Mi sento bene, fisicamente sono riposato e anche se ho uno zaino stracolmo di tutto riesco a sentire il mio passo, il mio respiro e il mio battito.

 

Verso le 17 arriviamo a Malga Erera, il nostro primo campo base. La malga è una ghiacciaia, la piana dove sorge fa in modo che tutto il freddo si fermi e basta una piccola nuvola a coprire il sole per avvertire un freddo micidiale.

 

Appena dentro Marco, Tebe e Cristiano si danno da fare per sistemare la casera, spalare la neve e accendere il fuoco.

 

Non c’è molta voglia di parlare, forse anche per il freddo che ci aspettiamo arriverà durante la notte e forse perché, per me che è la prima volta le sensazioni sono troppo forti per poter esprimerle.

 

In compenso c’è un po’ di scetticismo, c’è molta acqua e poca neve, si scoprirà solo il giorno dopo se la grotta ci lascerà entrare.

 

Presto andiamo a dormire, e per farlo bisogna coprirsi, doppie calze, sottotuta, calzamaglia, guanti e berretto. Il mattino tutto sommato arriva presto, la voglia di partire invece si fa attendere un po’ di più, tanto che ci vuole un po’ prima di riuscire a metterci in cammino. Il sentiero non è il caso di usarlo, piccole slavine ne hanno coperto la traccia, è molto meglio semmai stare bassi e salire in mezzo ai mughi. Malga Erera - Partenza

 

In genere, durante l’estate è sufficiente un’ora per arrivare all’ingresso grotta, in inverno e in queste condizioni ci impieghiamo almeno il doppio, questo dipende anche da noi…o da me che non ho esperienza e le ciaspole ai piedi sono un patimento.

Piani Eterni - Avvicinamento

 

Entriamo, uno dopo l’altro siamo finalmente immersi nel buio, non sapevo cosa aspettarmi e per fortuna non mi ero fatto nessuna idea precisa in testa di cosa mi sarebbe aspettato. Il complesso dei Piani Eterni non lo puoi immaginare, troppi sono i punti in cui la grotta cambia, e questo aspetto rende il tutto ancora più unico il posto. Passare attraverso le faglie, i pozzi, gli interstrati ti fa perdere un po’ il senso d’orientamento e quando pensi di essere arrivato, come a me alla base del pozzo Halloween, ti ritrovi a dover percorrere un kilometro di galleria per arrivare alla Locanda. Naturalmente, tanto è strisciare nella sabbia, tanto è appendersi alle corde di un traverso e passare sopra allo scorrere continuo dell’acqua che hai sotto i piedi.

 

Pian piano, nell’arco di un’ora arriviamo tutti, io e Simone per primi abbiamo anticipato gli altri che si sono fermati per qualche foto. Mettiamo l’acqua a bollire e ci prepariamo una cena…Meriterebbe un approfondimento maggiore il cibo in grotta, forse l’alimentazione è uno degli aspetti più trascurati, eppure è uno dei più importanti, me ne sono accorto a mie spese nei momenti in cui mi sono trovato in difficoltà.

 

La Locanda è un posto bellissimo, a due passi dalla forra dei poeti è vicina al bivio che ti porta nelle zone in esplorazione. Credo sia a meno 550-600 metri…ma poco importa la profondità quando si viaggia all’interno di un complesso di oltre 30 kilometri di sviluppo e a non so quante ore da quella che ci ostiniamo a chiamare civiltà.

Piani Eterni - Locanda

 

Mangiamo, prima dolce, poi salato, poi ancora dolce e poi ancora salato. Pare sia più importante riempire lo stomaco che altro. Non fa neanche molto freddo in questo punto dei Piani Eterni, quanto meno siamo riparati dall’aria e dall’acqua e il fondo dov’è piantata la tenda è sabbioso. Siamo già contenti per essere arrivati fino a lì, le premesse erano meno favorevoli ed invece sia al pozzo 60 che porta al Lago Berto sia all’ex laghetto a – 450 non c’era la piena.

 

Il 29 dicembre ci svegliamo con calma verso le 10. Colazione e pranzo sono un’unica cosa e poi partenza, destinazione Bimbi Sperduti. Per arrivare in questa parte di mondo bisogna fare parecchia fatica, non ci sono pozzi, ma meandri, strettoie e gallerie. Si scende di almeno 200-250 metri: passi il tesoro, l’isola, Gorm, la via dei Punteros e prima o poi arrivi.

 

Senza affaticarsi si scende lentamente in 4 ore. Dopo un’ultima sosta si fanno le squadre; non ha senso andare tutti nello stesso posto e così qualcuno si prende la briga di fotografare, qualcuno di fare un traverso e qualcuno di scavare sul fondo, se qualcosa si fosse trovato ci saremmo riuniti per proseguire insieme.

 

In realtà pare che la sfiga sia sempre in agguato, il trapano Ryobi ci abbandona subito, prima ancora di iniziare. Bisognerà riportarlo in Locanda. Mi offro volontario per farlo, a volte si è molto più utili così che a dare consigli a chi ha molta più esperienza. Con Michela e Marco U ci dirigiamo in fondo al ramo dei Bimbi Sperduti e Michela scatta foto a manetta. Piani Eterni - Tesoro

 

E’ utile la fotografia quando sai che ti permetterà sia di vedere e ricordare dove sei stato sia quale struttura si cela dietro a mille parole.

 

Un’ora e mezza di set fotografico e torniamo al bivio dove ci siamo separati con gli altri. Sono le dieci di sera, troviamo Ciccio che sta risalendo a prende alcuni attrezzi da lavoro che avevano lasciato in parte. Decidiamo di non fermarci, immaginiamo di metterci almeno 5 ore per tornare alla Locanda. Prendiamo il trapano a motore e ripartiamo. Il ritorno è più faticoso, non siamo più in discesa, bisogna salire strisciando. Tutto sommato però abbiamo un buon ritmo e prima delle 3 siamo di nuovo al campo. Decidiamo di mangiare una minestrina veloce e di dormire, in attesa che arrivino l’altro gruppo portandoci, speriamo, buone notizie.

 

Verso le 6 alcune voci si sentono arrivare dalla galleria. Sono loro e sono contenti. Ottimo! In realtà non ci muoviamo dal sacco a pelo, c’è un calore che non ci lascia e così aspettiamo il giorno per alzarci e farci descrivere tutte le novità.Piani Eterni - Eterni

 

Solo verso le 20 comincia a muoversi qualcosa al campo, si è deciso di ripartire verso le 3 del mattino del 31 dicembre. Uscire con il buio non conviene, le temperature esterne non sono molto favorevoli visto che la colonnina di mercurio si ferma sempre ben al di sotto dello zero. Prepariamo un te, gnocchi, briosches e ci facciamo descrivere cosa è stato trovato.

 

Tebe, Ciccio, Cristiano e Simone sono stati sul fondo a scavare a oltre – 900. C’era un buchetto e l’hanno allargato, benché i trapani non funzionassero la cara e vecchia mazzetta non ha tradito. Ciccio e Cristiano, a metà tra il felice e l’incazzato, si sono affacciati ad un pozzo di almeno 60 metri e hanno sentito l’acqua scorrere sul fondo. Wow! Va avanti e non ha voglia di fermarsi! Sono un po’ incazzati per non averlo sceso…e ci credo…

 

Ripartiamo verso le 2 in due squadre. Il ritorno è tranquillo, tutto sommato non siamo nemmeno così stanchi, quasi una giornata in Locanda ci ha permesso di riposare a dovere.

 

Verso le undici finalmente l’uscita e qui ad aspettarci c’è un sole e un cielo sereno da brividi. Vedo finalmente dove sono e penso che veramente non avrei voluto essere in altro posto in quel momento. Per l’una e mezza siamo tutti di nuovo in malga, ad aspettarci questa volta c’è Marco Cicca che ci ha preparato un pranzo da ristorante e vino. Che bene che si sta…mi siedo finalmente su una sedia. Siamo tutti stra felici, sappiamo che i Piani Eterni sono ancora più profondi, abbiamo stimato che il prossimo gruppo arriverà almeno un po’ oltre i 1000 metri di profondità. A questo punto la soddisfazione prevale, se fai speleologia sai che le grandi imprese hanno successo solo collaborando e il pensiero che da lì a qualche giorno qualcuno andrà a verificare quanto supponiamo ci gratifica.

Piani Eterni - Fossile

 

Alle 14.30 ci incamminiamo verso il lago della Stua, è ora di scendere e preferiamo che il sole non sparisca prima del nostro arrivo. La discesa è molto più faticosa della salita, tutto il carico pesa sulle ginocchia e sulla punta dei piedi. Non ho i bastoncini e mi riprometto che saranno il mio prossimo acquisto. Alle 18 finalmente siamo tutti giù. Più o meno stanchi ma con un carico di emozioni unico per ognuno di noi.Piani Eterni - Click

 

E la sera del 31 e ci salutiamo facendoci gli auguri…è la sera del 31 e non ho in programma niente per la notte di capodanno…e che importa? Arrivo da un posto fantastico e da una esperienza meravigliosa, per quest’anno va bene così!

 

Piani Eterni…ombelico del mondo!

Piani Eterni - Che soddisfazione...

Piani Eterni - ...