Ciao, che si fa questo weekend?

Pierga e Fer pensavano di andare a Malga Fossetta, tu che dici?

Ah ok, ho solo voglia di andare in grotta, ci sono anch’io.

Fiori

 

Potrebbe essere stato questo il dialogo tra me e Click la settimana scorsa mentre si stava organizzando il weekend speleologico.

Sabato sera a letto presto… (relativamente presto) sennò chi si muove più domenica! Il ritrovo è alle 7 a Dueville e alle 7.30 a Caltrano, siamo sufficientemente puntuali da poterci permettere una colazione leggera al solito bar…e poi via tutti su un’unica macchina verso le montagne, verso la MITICA Malga Fossetta.

Per strada troviamo tante cose, i protei, le pecore, ecc.

Ore 10.30 entriamo e per me è la prima volta in questo abisso. Mi piace subito tantissimo, già dal cratere capisco che sono di fronte ad un mondo fantastico.

Pozzo, pozzo, pozzo, pozzo, meandro, salita, pozzo; bellissima sequenza di grandi ambienti. Mi sento bene, ho con me quello che mi serve e un gruppo di amici che mi aspetta quando rallento. So che sarò l’ultimo della fila…passiamo il bivio a meno 500 e ci dirigiamo verso il meandro Voglio Papa. La grotta continua, arriviamo al Voglio Papa (non so ancora perché si chiama così)…e qua o vai o vai, non ci sono alternative perché se sei arrivato fino a quella profondità non puoi sperare di uscire prima senza un motivo valido.

"Tua madre è leggenda"

Il meandro è stretto, fangoso, a tratti merdoso e pieno di spuntoni…un vero divertimento ma passare bisogna e così si va avanti. Arriviamo nella zona esplorata nell’uscita precedente. Qualche carica e giusto per passare respirando e si va. Arriviamo ad un pozzo, Click arma e scende. Scendiamo tutti. Siamo in una nuova zona inesplorata. I nuovi rami si spostano dalla via del fondo di molte decine di metri e quindi lì è tutto nuovo. Pierga si infila in un meandro alto, io in uno basso, ci sono dei passaggi stretti ma piano piano si allarga, anche il tipo di roccia sembra essere un po’ meno fossile. C’è acqua, poca ma c’è. Arrivo in una saletta scavata dall’acqua e da lì parte un nuovo pozzo. Lancio il sasso…sarà profondo dai 5 ai 10 metri. Arrivano Pierga e Fer, sì! La grotta va va e va… sono già le 6 però, non c’è più tempo. Già così l’uscita è prevista per le 2.

Mi sento ancora bene, ho potuto riposare per piccoli ma importanti momenti mentre si apriva la strada. Penso che a quella profondità (-780; -800) non c’ero mai arrivato ma più che altro penso alla fatica che ti ricompensa con certe uniche soddisfazioni. Non parlo molto in grotta, mi piace restare in silenzio dove il silenzio è solo esterno (ogni tanto qualche sacramento contraddistingue la mia progressione…ma questo è un altro discorso) perché invece dentro di me continuo a mettere in fila tutti i pensieri e a cantare una canzoncina di Jovanotti che ascoltavo quando ero adolescente: “Gente della notte”.

Chi a malga fossetta è di casaPierga e Click salgono in fretta, c’è bisogno di uscire ed avvertire che tutto sta andando bene, io e Fernando invece abbiamo altri tempi e i tempi di Fernando sono quelli miei perché l’ultimo sono io e lui aspetta che io risalga, cerco di dare il massimo perché nemmeno aspettare è facile.

Ormai si sta rompendo tutto, la bottiglia con dentro la scorta di the, la tuta, il sottotuta, l’imbrago, i guanti, il pedale, ma…uscire bisogna. Il tempo passa e piano piano anche i metri diminuiscono. Chiedo a Fernando di darmi qualche indicazione: il nome del pozzo, la profondità, meandro x, pozzo del ponte, ecc. ecc. Manca poco, forse venti minuti e sono fuori, sono un po’ in ritardo…Esco dal Bologna, scendo la corda e mi fermo. Dov’è il cavo del telefono? La stanchezza è tanta…mi guardo in torno e vedo a destra una corda, penso ecco ci siamo quasi…vado in quella direzione mi attacco e salgo. Arrivo sopra e vedo meandri pieni di concrezioni? Sono già passato per di qua all’andata? Impreco in ogni lingua che conosco e anche in quelle che non conosco. Ragiono e penso che sia meglio fermarsi un momento. Ogni tanto sbecco il nome di Fernando. Chiudo gli occhi. Sto così dieci, forse quindici minuti. Li riapro e scendo perché non c’è alternativa…uscire bisogna. Torno alla risalita prima del Bologna, mi riguardo intorno e finalmente vedo il filo del telefono qualche metro sopra alla mia testa. La direzione era tutt’altra. Vado spedito in quella direzione e passo dopo passo riconosco il percorso. Risalgo e dall’alto sento una voce! Fernando mi chiama! Ciao sì sono qua, rispondo io.

Ok, ci siamo…c’è il cratere e ci sono gli ultimi metri dell’ultima corda. Fernando mi guarda e mi dice vai quella è la corda verso la tua libertà…sento che anche lui è stanchissimo, era uscito e aveva disarmato…è tornato dentro per cercarmi.

Esco e sono le 3.30. Mi siedo alla base di un albero, è buio pesto in mezzo al bosco e gli aghi bagnati mi fanno pensare che non è da molto che ha smesso di piovere.

Aspetto Fernando che risale e disarma.

Non c’è più nessuno dentro, ci incamminiamo non senza il coraggio di scherzare un po’ su sul fatto che ho sbagliato direzione, guardiamo il cielo che è una meraviglia e finalmente siamo alla macchina. Da lì a casa vaghi ricordi tra un occhio aperto e uno chiuso. Scendiamo a Caltrano e dall’autoradio di Pierga esce Beautiful Day degli U2…sì è stato un giorno bellissimo!