In queste settimane, si sono verificate delle interessanti sviluppi nell’attività all’interno di Blade Runner. Scoperte ed esperienze si susseguono in rapida successione. L’approfondimento dell’abisso si sta rivelando più complesso del previsto, e nel corso del tempo abbiamo iniziato a operare su diversi livelli per portare un po’ di chiarezza su ciò che si è formato nell’oscurità e ha persistito nell’oscurità per milioni di anni.

Tutto il freddo che abbiamo sperimentato in qualche modo avevano un significato, e dopo anni di sforzi, qualcosa sta finalmente accadendo. Non spetta a me stilare una cronologia dettagliata delle esplorazioni, dato che ho ripreso a partecipare alle attività solo lo scorso anno. Non ho preso parte alla rimozione della frana né alle discese lungo le grandi verticali.

Gli interessi cambiano nel corso del tempo, e infatti, al momento mi sto concentrando sullo studio della grotta, cercando di comprendere cosa avvenga nelle profondità sotterranee. Premesso che non sarei in grado di operare a profondità considerevoli senza subire eccessiva fatica, non faccio parte, per il momento, della squadra che si spinge fino in fondo. Tuttavia, quello che posso fare è posizionare termometri nelle zone più basse e successivamente recuperarli, con l’obiettivo di leggere e interpretare le informazioni che hanno raccolto.

 

Ma torniamo all’inizio. La caratteristica distintiva principale di Blade Runner deriva dalla sua posizione geografica. Dal rilievo realizzato da Michela e Simone, emerge chiaramente come la cavità intercetti una delle faglie principali dell’altopiano di Asiago. È proprio in questo punto che iniziano i pozzi di notevoli dimensioni, che si susseguono fino a raggiungere una profondità di 450 metri. Nonostante siano leggermente sfasati l’uno dall’altro, possono essere considerati come un ambiente unico. La temperatura in questa area rimane costante a 4,2°C, senza variazioni significative durante le stagioni né inversioni della direzione del flusso d’aria.

Per raccogliere questi dati, stiamo utilizzando dei datalogger. Alcuni sono stati posizionati lungo la parte sub-orizzontale della grotta, mentre altri sono stati collocati più in basso. Attualmente, stiamo monitorando la temperatura del ramo denominato Via Crucis, situato a una profondità di 600/650 metri. Questa parte della grotta è particolare perché ospita un torrente attivo che scorre sul fondo della forra, portando la temperatura a essere leggermente superiore rispetto a quella dei pozzi, di quasi 1°C.

Un’ipotesi probabile è che la temperatura dell’acqua influisca sulla temperatura dell’aria, ma finché non misureremo direttamente la temperatura dell’acqua, non potremo confermarlo con certezza. Tuttavia, è alquanto strano che non si verifichino cambiamenti sostanziali durante il periodo di disgelo che tendenzialmente modificano la t° dell’acqua stessa.

Durante l’ultima uscita avvenuta sabato 12 agosto, i datalogger sono stati riposizionati. Rimarranno in loco per un anno intero, e prevedo che saranno recuperati il 17 agosto 2024. I dati richiedono un certo periodo di raccolta per acquisire significatività, e un anno rappresenta il periodo minimo necessario per comprendere appieno ciò che avviene in profondità.

Un’altra anomalia è stata rilevata nella sala denominata “the”, situata nella parte sub-orizzontale della grotta. Questa sala sembra non essere direttamente influenzata dalla variazione termica proveniente dall’ingresso utilizzato da noi per accedere alla grotta. Attraverso l’analisi di Pearson, è emerso che la correlazione tra la temperatura del datalogger posizionato sul ramo superiore e la temperatura della sala del the è positiva ma debole. In sostanza, sembra che la prima non influisca in modo significativo sulla seconda. Pertanto, fino a prova contraria, è plausibile affermare che la temperatura della sala the sia più bassa a causa di fattori più rilevanti, come l’arrivo di altre correnti d’aria.

Riconosciamo di essere ancora agli inizi di queste valutazioni e studi, e siamo consapevoli della possibilità di commettere errori. Tuttavia, ciò che ci stimola, e che personalmente mi entusiasma, è la ricerca della conoscenza per poter comprendere appieno ciò che ci circonda.

Nel frattempo, le esplorazioni continuano e diventano sempre più coinvolgenti. Nell’ultima uscita, avvenuta sabato, Michela, Simone del GGS e Alessandro del CSP hanno raggiunto una nuova profondità, scendendo a 750/800 metri al di sotto del punto di ingresso. Hanno scoperto nuove sale e nuovi rami nella zona di transizione tra movimenti verticali e orizzontali, prima di raggiungere la zona permanentemente saturata. Considerando che l’abisso si apre a un’altezza di 1600/1700 metri sul livello del mare, sottraendo 800 metri si raggiunge la quota di 900 metri. È difficile pensare che siamo vicini alle falde acquifere profonde.

Due risalite sono state realizzate da Eleonora e Stefano, una partendo dal fondo del pozzo Apocalipse New, l’altra dal fondo del pozzo Obsession. Entrambe non hanno portato ai risultati sognati, si può comunque affermare che due punti interrogativi sono stati risolti.

Per il Gruppo Grotte Trevisiol, questa è senza dubbio una sfida eccezionale. Dal punto di vista numerico, rappresenta l’esplorazione più significativa che stiamo affrontando. Richiederà tempo ed energia considerevoli. Tuttavia, ho fiducia che saremo in grado di far fronte a questa sfida e di ottenere risultati significativi.

Filippo