“I am a passenger

I stay under glass”

… adoro questa canzone … na na nnnnaaa na ana anaaa

Piumino, telo termico, zastave, guanti in pile, mi serviranno delle ginocchiere..si decisamente..l’ultima volta le ho viste piangere..le ginocchia, dei sacchi stagni per la voltina, pal da buse si, attrezzatura completa ce l’ho..e anche pulita, megaaaaa Beneee, ma la longe la rifaccio domattina e i lacci agli scarponi li rinfilo domani

pigrona

la l aall aaaaaaaala laaallaala

“I look through my window so bright

I see the stars come out tonight”

caz..le batterie da mettere in carica!!!!!!benemeritaaaa!!!!!!!!!!!!

tuta si (povera, si distruggerà anche stavolta), sottotuta si, grumestia si, bandana si, carta igienica si (sicuramente mi scapperà prima di entrare), teflon si, carbonea, calzature sintiche, costume da bagno (una capatina al Lago di Vagli magari).Via.

“I see the bright and hollow sky

Over the city’s a rip in the sky”

Aspetta aspetta il vinooooo … andò vai se il vinello non ce l’hai?? par forsa – un buon Merlot per i miei compagni di avventura e per assaporare al meglio gli arrosticini del buon Silvio all’uscita e che, udite udite, arrivano direttamente dall’Aquila, che lussooo. Toco de formajo lo go pan biscotto lo go..dolci e poci per la colazione li go.

Bon go tuto – xè ora! Se go desmentegà qualcosa e bè….pasiensa.

“And everything looks good tonight

Singin’

la la laaaa la alllllllaaaaaaaaaaaaa lalalala laaaaaaaaa ..

Venerdi’ 11 agosto, ore 16, la Punto Bianca Sole 1999 si affianca timidamente ad un giaguaro Volkswagen giallo. Xè grandoooo e xè anca pien de bai educati che aspettano fuori. La voce di De Gregori invade la mia auto e ..

“E firmai, col mio nome e firmai,

e il mio nome era Bufalo Bill.”

“Ciao Giamaika”, “Ciao Gianki”

Ha inizio così il viaggio per l’Arnetola, Gianky passa a prendere Pelliccia al casello di Montecchio: gli si presenta con una cassa di birre formato famiglia oltre ai suoi tre zaini (il mio mito) mentre io prelevo Silvio, dopo una deviazione un po’ più lunga. Solo una quintalata di arrosticini e pecorino per tutti. No digo altro.

Sarà un Ferragosto da ricordare!

Dovremmo trovarci all’incirca all’ora indicata dalla meridiana dei Popoli sotto al campanile in formazione a stormo a Vagli Sotto come concordato e riuscire a mangiare una calda pietanza al Good Evening.

Col delle Vacche rivemoooooo!

“Oh, the passenger

How, how he rides

Oh, the passenger

He rides and he rides

He looks through his window

What does he see?

He sees the sign and hollow sky

He sees the stars come out tonight

He sees the city’s ripped backsides

He sees the winding ocean drive”

la la laaaaa lalalalal lalalalala lalalaaaaaaaalalalalal lallall lala

L’Arnetola ci accoglie infuriata con una pioggia violenta e incessante ma ogni pensiero o preoccupazione viene diluito all’istante nel primo sorso di birra fresca. Dopo una gorda cena a base di pizza, racconti e anticipazioni sulla grotta dell’indomani, ci accingiamo a raggiungere il luogo dove avremmo trascorso di lì a poco la notte, una casetta in pietra senza porte né finestre. Qui i livornesi sono soliti fermarsi a riposare dopo lughe punte in zona. Il tempo non sembra migliorare, è freddo e probabilmente pioverà per tutta la notte. Alla casetta però qualcuno ci dà il benvenuto: un bel branco di cinghiali che spaventati dalle luci abbaglianti scappan via. Decidiamo di dormire poco più avanti, c’è uno spiazzo dove parcheggiarsi comodamente e Gianki offre ai benemeriti un confortevole posto letto nel tetto a soffietto del suo super furgone!

Io spaventata, vedo ancora cinghiali affamati ovunque e chiedo a Silvio se ha voglia di accompagnarmi a fare la pipì.

Il cielo sta per cadere nuovamente e di corsa ci rifugiamo a dormire, è una vera tempesta!!Una tempesta hardcore che ci tiene svegli per svariate ore pensando alle condizioni della voltina che già abitualmente è caratterizzata da uno strato di acqua e marmettola. In apnea?

Tra una grandinata e un colpo di vento ripenso alla Buca dei Francesi scoperta nel lontano agosto 1981, ben trentasei anni fa. I fortunati furono un gruppo di esploratori francesi che insieme a livornesi e lucchesi resero accessibile l’ingresso in vari momenti. La valle dell’Arnetola, caratterizzata da molteplici fratture verticali in cui si sono insediati i corsi d’acqua, concentra un gan numero di Abissi di notevole profondità. Gli speleo notarono l’entrata sotto la strada della Luigia Bella, per questo la grotta è anche conosciuta come Abisso della Luigia Bella. In realtà preferisco la versione della bella ragazza di paese, Luigia, corteggiata dai francesi quando si scendeva in paese per un goto “Ulalàlà mais que belle fille”. Caspita le hanno dedicato una grotta che non si lascia dimenticare così facilmente. Insomma gli anni passano e l’esplorazione viene portata avanti da altri speleo. Non posso non citare Gianni della Valle, che insieme alla sua compagna Lucia, esplora con energia e determinazione fino a circa -250m. Qui decide di passare il testimone a Silvio.

“Libera” – “Ok”

In pochissimo i rumori assordanti delle dieci di mattina, provenienti dalla cava, vengono assorbiti dalla roccia che ci circonda. Cala il silenzio.

Una progressione semplice e divertente fatta di pozzetti e meandri scavati in un marmo venato bellissimo, ci portano dopo una cinquantna di metri alla voltina, passando per due pozzi un po’ più lunghi, un venti e un trenta. Da qui in poi le nostre ginocchia saranno la nostra progressione. E’ qui che ho imparato la tecnica della contrapposizione.

Vuoi rassodare i tuoi glutei? Vai in Francesi. Vuoi fare un corso accelerato di bestemmie? Vai in Francesi. Vuoi una grotta comoda e piuttosto tecnica? Vai in Francesi.

Che burlona

Silvio fa strada, Pelliccia e Gianki mi seguono tranquilli, sereni affrontano le difficoltà e le scomodità …ma le parole che sento sono sempre e solo due poi silenzio. Cosa vorrà dire?

Tra me e me penso che per Gianki e le sue lunghe gambe non sarà semplice affrontare questa progressione caratterizzata per lo più da spazi stretti, almeno fino a -250.

Giunti alla voltina io e Silvio notiamo che non ci sono tracce di acqua. Seguono urla di gioia.

Pazzesco.

Superato questo passaggio di circa quattro metri, dove la volta si abbassa notevolmente e ci costringe a stare quasi a carponi, riusciamo a metterci in piedi subito dopo e a lanciarci in contrapposizione nei due meandroni che seguono in salita: Chillit bang e meno male che c’è Chili (che nomi bizzarri è??) In questi meandroni respiri la forza e la costanza di chi ha esplorato senza mai mollare.

Arrivati al bivio delle risalite, noi si procede per il fondo.

Gianky intanto si è trasformato in un serpente super punk e riesce a modellare le sue gambe, adattandole alla roccia. Fluidi come l’acqua attraversiamo spazi angusti, passaggi scomodi, meandri volanti, in salita, tutto in contrapposizione. Luigia Bella ci regala degli scorci fantastici e un marmo da togliere il fiato. Purtroppo le parole rimangono sempre e solo due, almeno fino al laghetto.

La grotta sta cambiando i suoi abiti attillati e inizia a svelarsi in una morfologia nuova. “Libera-libera-libera”, vi dice qualcosa? Eh sì discensore alla mano, si scendeeeeee!Pozzo della Madonna – Pozzo del Panino – Pozzo dello Spit (trovato da me e Silvio, dello Spit perchè avevamo finito le batterie del trapano e abbiam dovuto piantare uno spit per riuscire a sporgerci e lanciare un sasso) – forra e Pozzo del buio. Uno dietro l’altro, in un attimo arriviamo a -500m, in zona esplorativa.

Stavolta tutto questo buio mi fa estremamente paura, è inquietante, ho freddo e Silvio scende il nuovo pozzo instancabile. Si destraggia con grande capacità, nostante le sue paure. L’ambiente è ciclopico e maestoso. La scoperta quasi in fondo dei tre arrivi d’acqua lo preoccupa enormemente: la roccia è marcia e intrisa d’acqua, il suono del martello rimbomba nel pozzone. L’equazione diventa difficile da risolvere e richiede tempo.

Silvio riesce ad aggirare il problema allontanandosi da due degli arrivi d’acqua, ci passa sotto e va ad assicurarsi sulla parete opposta. Tutto cambia, la visuale si amplia.

Durante questa bellissima attesa, impaziente, provo a chiudere gli occhi d’improvvisounpipistrellomiavvolgenellesuealiemiportavianelleprofonditàdiquest’abisso.

Voliamo tra lame di marmo, colonne, un giro di giostra in questo maestoso tempio di roccia.

Fraziono un paio di volte e lo raggiungo. Gli chiedo come sta, è stanco e concentrato. Lanciamo un sasso per capire quanto ancora va giù questo pozzo….ci guardiamo negli occhi…12345…5 secondi, almeno altri 40 metri. Con due fix che ci restano decidiamo di terminare qua il lavoro di oggi e tornare dai nostri compagni di avventura.

Gianki e Pelliccia ci aspettano con un tè fumante appena preparato, gli raccontiamo le ultime e mangiamo un boccone prima della lunga risalita.

Siamo soddisfatti ed è tanta la voglia di capire cosa c’è sotto quel pozzo.

E’ notte fonda, si risale.

Alle sette vedo la luce del giorno, Gianki seduto su un masso guarda il panorama che gli giace davanti. E’ pacifico e mi dà serenità.

Silvio e Pelliccia escono subito dietro di me.

In India si dice che l’ora più bella è quella dell’alba, quando la notte aleggia ancora nell’aria e il giorno non è ancora pieno, quando la distinzione fra tenebra e luce non è ancora netta e per qualche momento l’uomo, se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero, non sono che due aspetti della stessa cosa. Sono diversi, ma non facilmente separabili, sono distinti, ma non sono due. Come un uomo e una donna, che sono sì meravigliosamente differenti, ma che nell’amore diventano Uno. (dal libro “Un altro giro di giostra. Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo” di Tiziano Terzani).

Ci guardiamo e sorridiamo stanchi pensando a questo spettacolare viaggio negli abissi dell’Arnetola.

Benemerita