Sabato 8 Dicembre 2012. ( Mancano 13 giorni alla fine del mondo! )

Anziché passare il week-end in giro a centri commerciali e mercatini vari a spendere soldi per comprare regali da dare a destra e a manca, io (Andrea) e Marco decidiamo di andare fino in fondo alla grotta sottostante alla famosa Rocca dei Vescovi a Brendola.

Abbiamo scelto questa grotta nonostante sia di modeste dimensioni (arriva a malapena a 20 metri di profondità) per vari motivi: Marco sono parecchi mesi che non va in grotta per un motivo o per l’altro, è una grotta comoda a casa (rispetto a noi 2) ma, sopratutto, perché siamo accompagnati dai nostri amici non speleo Manuel (che in quella grotta c’è già stato anni e anni fa e ha una gran voglia di vedere come finisce) e Sara che per l’occasione ci fa da fotografa ufficiale.

Il ritrovo è alle 13.30 in un parcheggio a Brendola ma il buon Marco sta ancora pranzando cosicché ci ritroviamo tutti a casa sua e ci scappa anche una porzione di spezzatino e purè a testa, tanto per non farci mancare niente!
Per darci la giusta carica necessaria alla gita decidiamo di stappare delle bottiglie di birra dalle ultime due nostre produzioni, anche perché il buon esito di un avventura dipende dal carburante che si usa .

Poi con calma ci prepariamo, compresi il cane di Marco, Dylan, e con una buona scorta di liquidi ci avviamo alla Rocca.
Decidiamo di andare fin lassù a piedi anche se la strada sarà un po’ lunga e ripida ma almeno faremo un bel giretto panoramico.

Dopo diverse pause atte a reidratarci a dovere, arriviamo alla Rocca e dopo foto di rito tutti assieme ci prepariamo e ci addentriamo tutti.
La grotta ha un meandro abbastanza basso che finisce con una finestrella che da ad una saletta 4×4 metri, cosa molto semplice, e altra foto di rito.
Da notare il calduccio presente all’interno, niente in confronto con le temperature nordiche esterne.

Dopo esserci idratati ulteriormente io, Marco e Manuel ci addentriamo in un piccolo passaggio che porta ad un altro meandrino e al pozzo finale.
Questo l’avevamo già armato in primavera con “The President” Filippo e con Giulio, ma ci fu un piccolo problema con uno spit e quindi ne dovremmo piantare un altro con Manuel.
Cominciai io a smartellare col pianta-spit, Ahi quanto a dir qual era è cosa dura, esta selva selvaggia e aspra e forte, che nel pensier rinova la paura! Tant’ è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte (tutto questo per dire che la posizione per smartellare era tutt’altro che comoda, ma il gioco valeva la candela).
Marco poco dopo mi diede il cambio e con una buona oretta di lavoro (ci sono state varie pause intermedie di reidratazione) riuscimmo a piantare questo benedetto spit e metterci un anello, come direbbe qualchedun’altro “ Can dal porco!”.
Marco per tutto il tempo continuò a dire che sul soffitto, più fuori circa al centro del pozzo, ci fosse un ulteriore spit che piantò lui con Filippo; io, proprio non me lo ricordavo e gli dissi di smetterla di bere e di ragionarci bene sopra!

Manuel nel frattempo è stato tutto il tempo vicino a noi e ha dimostrato un grande interesse alla speleologia e ai metodi di progressione sommergendoci di domande.

Io e Marco abbiamo continuato a cercare di convincerlo a fare il prossimo corso d’introduzione a primavera e pare che l’idea abbia quasi attecchito, nei propositi per il nuovo anno di Manuel !

Purtroppo l’ora si è fatta tarda e mentre Manuel è rimasto con noi in grotta al calduccio, mentre la nostra fotografa Sara ha voluto uscire al freddo sia perché dentro si sentiva un po’ soffocata sia perché il povero Dylan era rimasto da solo tutto il tempo legato ad una staccionata ( fidarsi è bene ma fidarsi di un can lupo è male ) .

Per spirito cavalleresco decidiamo di uscire e ritornare la domenica.

Usciamo, ci reidratiamo, e ci avviamo verso casa di Marco e ci diamo appuntamento a domenica alle 14.00.

Il giorno dopo ci ritroviamo sempre a casa di Marco con Manuel, alla Sara è bastato il sabato evidentemente (mi sa che non riusciamo a convincerla a fare il corso…). Come al solito ce la prendiamo con comodo e partiamo (questa volta in macchina) alla volta della Rocca con tappa al parcheggio della chiesa per cambiarci direttamente li ed essere già pronti dopo.

Mentre ci cambiamo di fronte alla chiesa , ovviamente, la gente non può fare a meno di notarci e allora si avvicinano e ci sommergono con un un bel po’ di domande, del tipo: “ma è vero che c’è un tunnel che collega la Rocca con i castelli di Montecchio Maggiore?” , ” ma la storia del tesoro è vera ?” , “È vero che una volta da quel buso è uscito un maiale magrissimo che proveniva da un contadino di Zovencedo ? “…

Ovviamente non c’è mai stato niente però gli spieghiamo che pare che ci sia un passaggio nei campi di uliveto di proprietà del vecchio vescovo Nonis poco sotto alla Rocca che magari una volta era collegato con la nostra grotta (naturalmente prima o poi andremo a controllare!).
Dopo questa carrellata di domande partiamo armati di tutto punto (solo io e Marco perché chiaramente Manuel non lo portiamo giù in fondo).

In velocità arriviamo fino all’imbocco del pozzo, ci idratiamo e lo armo, il primo a scendere è Marco dopo aver lottato furiosamente con il proprio imbrago che non aveva intenzione di chiudersi. Appena fuori nel pozzo da un’occhiata al soffitto e trova il terzo spit!! Cavolo devo smetterla io di bere allora!

Comunque Marco scende in fondo e io aggiusto l’armo aggiungendo il terzo spit e poi scendo pure io con Manuel che osserva il tutto con sempre maggior interesse.

Ci diamo un’occhiata intorno ed entrami ci ricordavamo il fondo del pozzo diversamente da com’è adesso.
Significa che la prossima volta torneremo con pala e piccone a scavare che magari il fantomatico tesoro dei vescovi lo troviamo sul serio!

Dopo aver finito di sparare boiate ci reidratiamo e saliamo fuori. Disarmo la corda ma lascio i 3 attacchi così la prossima volta c’è solo da metterci la corda e così possiamo usare quella grottina come palestra comoda comoda a casa.
Torniamo nella saletta iniziale, ci reidratiamo tutti insieme, foto di rito e poi via fuori al freddo.

Fuori della Rocca ritroviamo la Sara insieme ad un altro nostro amico Massimiliano che ci aspettavano. Poi Manuel galvanizzatissimo dalla gita propone di andare al bar a berci un spritz (a sue spese!) al bar in centro a Brendola vestiti com’eravamo.
Non ci pensiamo su due volte e via al bar in tuta speleo tutta impolverata e caschetto.

Stranamente ci guardano tutti ma avevano capito subito dove eravamo stati e dato che, su quella grotta, girano tante di quelle storie, anche delle più strampalate, appena entrati, un ragazzo ci ridomanda, anzi afferma con certezza!, che c’è un tunnel che collega la Rocca con i castelli di Montecchio perchè suo nonno ha fatto il guardiano alla Rocca e quindi lo sapeva… io e Marco ci guardiamo quasi scoppiando a ridere, poi gli domando quanto tempo fa ha lavorato là e mi fa una sessantina di anni fa’ e io gli rispondo che il buon Gastone Trevisiol c’è stato nel 1935 in fondo a quella grotta facendo tanto di rilievo e già allora finisce dove finisce adesso per cui c’è qualcosa che non va…

Dopo aver smontato per l’ennesima volta una delle varie leggende su quel posto ci reidratiamo con i nostri meritati spritz e facciamo a vedere un po’ a tutti le foto.

Finiti gli spritz decidiamo di concludere la giornata andando a mangiare un gustosa pizza all’Imbusà a Zovencedo (vicino a casa di Ivano per intenderci). Non si sbaglia mai ad andare là, a Zovencedo è tutto più buono e le pizze sono veramente spettacolari ( ps il locale non è nostro e non ci fanno sconti per far pubblicità )!

PS: anche le birre non scherzano!!

ATTENZIONE : Se qualcuno conosce o ha contatti con qualcuno che si occupa dei territori vescovili qui di Brendola si faccia avanti, poiché la probabile seconda entrata ( che Io “ Marco” chiamo così) di cui ho sentito parlare, si trova nei territori vescovili , protette da mura di 3 metri con un unico ingresso , un cancello automatico in ferro in prossimità della “Croce Bianca” a Brendola.
Finchè non avrò i permessi non ho intenzione di entrare in quei giardini rischiando inutilmente una denuncia.

Andrea & Marco