CHI: Michela, Figata, Alessandro Benazzato, Federico Masini, Giosuè
QUANDO: 29/10/2022

Riporto qui sotto il report scritto da Giosuè detto Fenomeno, poi sotto le mie considerazioni. Miky

in testa alla prima parte del pozzo dell’ombrello

Dopo esserci trovati al cimitero di Caltrano, ci siamo diretti verso la grotta facendo prima tappa a Gallio per recuperare i panini per tutti. Una volta vestiti e preparati i sacchi siamo entrati con destinazione fondo. Abbiamo tutti un sacco a testa. Passata la frana e le varie strettoie dopo la Sala del Te, la vera grotta si apre con centinaia di metri di pozzi ed enormi ambienti uno dopo l’altro.
Sfortunatamente sul fondo del quarto pozzone (Obsession) Federico ha dovuto alzare bandiera bianca e tornare indietro non sentendosi bene; la Miky lo ha riaccompagnato fino alla Saletta del Te per verificare che non si perdesse o stesse male e che riuscisse ad arrivare fuori dalla parte più faticosa. Dopodiché è tornata giù per raggiungerci. nel frattempo io, Figata e Ale siamo arrivati sul fondo (sistemando un paio di armi lungo la via) e abbiamo iniziato a preparare la calata nel pozzo successivo; prima però abbiamo tolto di mezzo uno spuntone di roccia che si trovava esattamente sulla via dell’acqua, facendola schizzare su tutto il pozzo.Poco prima delle operazioni di disostruzione la Miky ci ha raggiunto e una volta tolto il naso di roccia, Figata ha iniziato ad armare il nuovo pozzo stimato sui 45 m (minimo).

Quello che pensavamo essere il nuovo fondo si è rivelato in realtà un terrazzino, così abbiamo subito iniziato a lavorare al successivo salto da 5/6 m per constatare, una volta sceso, che anche questa cengia si affaccia su un altro pozzo da 50 m più o meno (il fondo era difficile da vedere, ma il lancio del sasso dice 5 secondi). In pratica, anche se dalla cima del pozzo da 45 m non sembrava, la realtà è che questi due pozzi sono parte di uno unico grande pozzone da 100 e passa metri, chiamato il Pozzo dell’Ombrello.

Sceso questo i -700 m sono assicurati!!!
Avendo finito le corde ed essendosi fatta una certa ora abbiamo iniziato a risalire facendo tappa al bivacco dove abbiamo mangiato qualcosa prima di ripartire.

Essendo Ale e Figata i due velocisti del gruppo li abbiamo lasciati andare avanti spediti, mentre io e la Miky siamo rimasti indietro in modo da poter andare più con calma.
Sfortunatamente un insieme di fattori quali freddo e fatica, hanno fatto sì che poco prima della fine del pozzo Psycho mi sentissi male costringendomi a procedere lentamente, la Miky si è trovata dunque, per la seconda volta, a fare da soccorritrice standomi dietro e tenendomi d’occhio fino alla fine dei pozzoni dove ormai mi ero ripreso e siamo riusciti ad uscire più velocemente così da avvisare per tempo gli esterni.

Così finisce questa nuova esplorazione del Blade che non accenna a fermarsi!!!

Giosuè

… … …

in testa al pozzo dell’ombrello

Al racconto di Giosuè aggiungo che per me è stata come sempre un’esperienza indimenticabile, vissuta con una squadra atipica per il Blade (finalmente qualcuno di nuovo!!!).

Prima le “ciacole” con Masini su per i pozzi, poi la discesa in solitaria fino al fondo (visti i mille pensieri che affollano la mia testa in questo periodo, posso dire che è stata un toccasana zen, una specie di bolla temporale, in cui dovevo raccontare alla grotta un po’ di cose…), poi la carambolesca frantumazione dello sperone di roccia sul P. 45 aiutati da telone verde/blu per evitare che Ale si facesse la doccia, poi la discesa al fondo con tre ragazzi giovani e portentosi.

Non tutti sanno che in uno dei sacchi è stato portato sul fondo un ombrello verde fluo; pensavamo fosse l’unico modo per proteggere il disostruttore dall’acqua. Non l’abbiamo mai usato, ma il pozzo è stato battezzato Il pozzo dell’Ombrello. Credo potrebbe entrare nel Guinness dei primati come l’ombrello che ha raggiunto la maggiore profondità in una grotta.

Quando meno te l’aspetti può capitare che non te la senti di proseguire o non ti senti più le braccia o lo stomaco a posto. A volte le esplorazioni vanno messe da parte per aiutare i propri compagni. C’è chi mi ha consigliato di metterci del “sano egoismo” e pensare ad esplorare e basta senza dovermi sacrificare per gli altri, c’è chi mi ha detto che ho dovuto fare il doppio della fatica “perché la donna deve sempre dimostrare di fare ed essere di più, in un mondo maschilista”, che dovevo essere la donna di punta del GGT.

Sinceramente queste affermazioni mi hanno molto colpita; ho subito pensato di aver sbagliato tutto, ma in realtà è proprio il contrario: so di aver agito nel modo giusto.

Fisicamente stavo bene e alla fine dei conti abbiamo esplorato tutti insieme sul fondo come una squadra. Ho fatto tutto lo stesso. L’avrei fatto anche se le mie compagne fossero state donne! Certo, le lunghe attese non piacciono a nessuno, ma questi eventi ti insegnano ad aggiustare il tiro. Ale ha disostruito, Figata ha sceso la prima parte del pozzo, io la seconda parte. Giosuè ha assistito tutti e preparato i materiali necessari. Abbiamo fatto video e foto. Nessuno è stato maschilista o femminista con nessuno.

Ho visto l’intesa spaziale tra Ale e Figata (dovrebbero muoversi in coppia più spesso), ho visto Giosuè spremersi fino all’ultimo ma non mollare mai, ho visto Fede avere pensieri belli per altre priorità (la sua famiglia), ho visto me forte tra le sfighe e sicura di farcela lo stesso, solo un po’ apprensiva con i ragazzi (potrebbero essere figli miei).

Non c’è stato l’uomo o la donna di punta, c’è stata vera collaborazione. E per me questo vale più di cento esplorazioni. Blade arriviamo!

la cengia a metà del pozzo dell’ombrello

operazioni di disostruzione