Gianki e Giulio mi hanno incaricato di scrivere un articolo sulla uscita di Venerdì, Sabato e Domenica e quindi ecco la cronaca, buona lettura
Giulio passa a prendermi per un fine settimana in Apuane ( perchè si chiamano alpi se sono in appennino ? ) con questo dubbio carico i miei sacchi, saluto Anna e partiamo. E’ venerdì ore 14 e andiamo a casa del capogita Gianki e partiamo con destinazione Levigliani dove abbiamo appuntamento con tre Trentini per poi passare i prossimi giorni dentro al Farolfi
L’ abisso è stato esplorato in questi ultimi anni da Marco che ci ha coinvolto nella esplorazione di questa grotta che entra nel complesso del Corchia. Ripasso mentalmente in viaggio se ho portato via tutto il necessario, penso proprio di sì, si prova anche a imbastire qualche discorso ma si sa che prima di ogni esplorazione in posti così remoti la tensione sale e i pensieri sono quasi rumorosi. Arrivati dalla Piera aspettiamo gli altri e Marco che non vedo da qualche tempo, ma si sa che le amicizie nate in grotta difficilmente svaniscono, quando arriva baci e abbracci come due fratelli……è arrivato il Barbato e sembra non contenersi dalla gioia , saluti una birra, una coca per me e intanto arrivano anche i trentini……ciao cone stet…..ben…..andem…..sem pront……se fem na birra dai. Uno di loro è il Bomba gli altri due sono Piero e Federico….. insomma finiti i preliminari ci avviamo con le auto su per la montagna in mezzo ad una nebbia da paura che ci accompagna fino al parcheggio della Immaginetta. E’ notte inoltrata ma ci cambiamo e via su per la strada che ci porta ancora in alto, meno male perchè al ritorno sarà in discesa e invece no ad un certo punto Marco taglia un sentiero a valle e quindi inzia a scendere, siamo in mezzo ai faggi, superiamo una dolina dove a giugno faremo una grande festa da non mancare, e finalmente dopo un dislivello di 100 metri siamo ad ingresso grotta.
Entriamo alle 10 e 30 si sente nell’aria la voglia di esplorare, un cunicolo stretto come ogni ingresso di quelli che contano e giù verso il vuoto, tira il sacco molla il sacco, controlla se è chiuso bene vai, fermata per nascondere i portafogli chiavi e cellulari e poi ancora giù. Mi trascino dietro a Marco, ma Ivano come sta?? ho sentito che ha un lavoro fisso finalmente e così tra una chiacchera e l’altra mi trovo a gambe divaricate sopra un vuoto, ma la corda dove è???? Ho capito non c’è va bene tiro fuori tutte le mie tecniche alpinistiche e scendo lungo pareti bianchissime stupende. L’ acqua qui ha disegnato profili e solchi stupendi, scavato la montagna e regalato a noi esploratori del vuoto tanta bellezza, Marco parla e mi descrive la grotta e così improvvisamente come in un film la grotta esplode e si fa immensa, sono estasiato quasi non respiro, ma come cazzo hanno fatto a trovare una grotta così????
Ci fermiamo ad aspettare gli altri perchè qui ci dividiamo, Gianki il sottoscritto e 2 trentini da una parte mentre Marco, Giulio e l’altro dall’altra, ci vediamo al campo, ok. Ancora un pò di sali e scendi passa i sacchi e siamo sotto un pozzo da 60 da risalire…..in realtà è un 100 e siamo dentro al ramo di Maria Giulia che con le sue gallerie porta dentro al Figherà-Corchia.
Sale Gianki e mi da il libera solo quando è su perchè il pozzo scarica sassi proprio in cima, mi attacco alla corda e sono sotto all’acqua, mi sposto da una parte e tento di bagnarmi il meno possibile ma si sa che l’acqua come l’aria entra dappertutto e quindi pazienza dopo una ventina di minuti sono sopra anch’io e mi fermo su una cengia……attenzione dice Gianki sotto c’è un pozzo, tranquillo gli dico di qui non mi stacco neanche se me lo ordina il dottore. Tiro il fiato e metto in bocca un pò d’acqua che riscaldo prima di mandarla nello stomaco altrimenti ti viene il cagotto fulminante, un mars e di nuovo in forma. Nel pozzo senti:- che bel……piove can dal porco….. e arriva il Bomba con il suo saccone che sembra quello di Gianki……arriva anche l’altro trentin ….che bel….piove can dal porco e preso il fiato partiamo….. Passaggi, traversi, saloni e pozzi e finalmente sempre accompagnati dal canto dolce e cristallino dell’acqua siamo sull’ultimo traverso….sentiamo delle voci e quindi siamo al campo.

Mi prende la calma giro intorno al pozzo e finalmente mi siedo, mi guardo attorno ed è proprio qui dove da due anni vorrei essere finalmente!!!!! Devo pisciare ma non so dove, Marco mi dice vai lì dietro ma attento a non sporgerti perchè sotto c’è un pozzo, strano penso è tutta la sera che sento dire stai attento che sotto c’è un pozzo……insomma mi libero e torno a sedermi. Prendo la videocamera e faccio qualche foto, tutto si svolge con calma e tranquillità, i trentini che dovevano dormire all’altro campo invece magicamente tirano fuori una specie di paracadute e con un cordino costruiscono una tenda fantastica……….il Bomba è un genio veramente……mangiamo un panino, sistemo il sacco a pelo e il giaciglio, il Bomba ci spiega la teoria del fornelletto e cioè quando  la temperatura si abbassa lui accende il fornelletto e quando i suoi due ospiti cadono narcolettici spegne e dorme anche lui………perchè si sa chi fa il sub conosce tutte le miscele e le percentuali da respirare….e quindi con la narco ci gioca………Lo guardiamo poco convinti e ci infiliamo nei nostri giacigli.
Poco alla volta il sacco a pelo mi riscalda confortevolmente e con Marco parliamo della vita e di come la speleologia ci aiuti ad attraversarla, perchè la speleologia è dura ma la vita a volte molto di più. Parliamo dei compagni che ci siamo lasciati indietro lungo il cammino delle nostre vite della gioia quando siamo finiti seduti fuori da una grotta dopo una punta insomma anche senza il fornelletto del Bomba la narco ci prende e ci addormentiamo.
Ma è un dormiveglia sono troppo carico, mi vengono in mente i campi in Rana con le tute di cotone sotto un telo termico e così per 75 ore ma avevo 16 anni e ora a 56 mi merito il sacco a pelo. Ci alziamo più o meno alle nove, panino, bagno ( attento c’è un pozzo), caffè, thè, Marco mi allunga un pacchettino di frollini,tuta imbrago e via lungo le gallerie del Farolfi, strisciatina sulla sabbia e di nuovo spiaggia con una mega tenda ( il campo dei vicentini) con la spada di damocle sopra.
Un masso enorme ma cementificato dice Gianki, insomma un pò di passaggi e siamo in zona esplorativa. Ci infiliamo in un meandro e con qualche passaggio in libera, qualcuno al limite del possibile, scendiamo di qualche decina di metri e siamo al limite dove è arrivato Marco l’ultima volta. Li prendo in giro e inizio a lamentarmi sulle immense gallerie del Farolfi che assomigliano ai stretti meandri dell’altopiano di Asiago……se sapevo così facevo 600 km in meno e andavo ad Asiago. Scoppia una risata collettiva e si continua….Giulio il bocia deve imparare e quindi Gianki lo veste tipo albero di Natale con varia ferraglia, una corda e gli insegna l’abc dell’armare i pozzi. noi vecchi ce ne stiamo zitti, bello vedere zio e nipote concentrati passare saperi che noi abbiamo passato a loro, insomma al diavolo le gallerie del Farolfi sono felice questa è grande speleologia, sono in culo al mondo con veri amici. Scendiamo e sotto al pozzo c’è una frana quasi impossibile anche se tutta l’aria arriva da lì e mentre con Gianki tentiamo di battere in ritirata Marco e Giulio si infrattano ma dopo un pò tornano su. Ritirata, meandro, sacchi che si incastrano, passaggi aerei, un appoggio parte ma sono già dall’altra parte, usciamo in galleria e mentre facciamo il traverso sentiamo un trapano, xè quei de trent….i xè tornà……come è andata………finisce tutto sotto un masso enorme che sembra ti dica….dai prova a toccarmi che ti faccio ruzzolare giù fino in fondo tu i tuoi amici e tutta la frana. Insomma tutti al campo e pizzocheri per tutti, caffè, prepariamo i sacchi e ci incamminiamo lungo la via del ritorno, naturalmente per un’altra strada, in una grotta di soli 56 km si può scegliere, così dopo qualche avventura lungo le corde, dopo una sosta a metà pozzo slegato, attento che sotto c’è il pozzo, e un pò di su e giù lungo le gallerie del Farolfi, siamo nei passaggi aerei dell’uscita. Il sacco rompe moltissimo, sosta, foto, Giulio passa di qua, attento sotto c’è il pozzo, ancora sosta, sono senza fiato quindi risosta.
Lo so le uscite sono sempre lente e faticose e le devi pagare, devi pagare le tante ore di pace e di giri nel vuoto della montagna, poi improvvisamente senti un odore conosciuto ed è l’odore dell’esterno, il cunicolo iniziale ti cattura e ti vuole trattenere dentro, vorresti arrenderti e rimanere lì dove la vita scorre lenta ma fuori ci sono altre cose, Anna, le figlie, Leonardo e Margherita che sta arrivando, Marco mi allunga una mano e prende il sacco…..ci vuole sempre un amico al momento giusto, piove ma chi se ne frega piove un pò di più….meglio partire. Siamo alla cappelletta dopo una lunga passeggiata nel ravaneto delle Apuane ci cambiamo e scoprirò solo oggi che un mio scarpone nella confusione è finito a Trento. Siamo in macchina sotto la bufera di vento e acqua e per riuscire a sistemare gli zaini ci fermiamo lungo la strada in una galleria, tanto qui non passa nessuno, e poi abbandoniamo l’auto per gli ultimi 10 minuti di passeggiata. Le mie gambe sono legnose ma quando finalmente apro la porta del rifugio sono sereno….ci cambiamo e svegliamo Ilaria e L’Ometto e ci scaldano il minestrone……salame formaggi, grotte, esplorazioni, foto, buono il minestrone e poi decido……tosi vado a letto……sogno le gallerie del Farolfi…..mi sveglio che sono le 10….caffè…..un lungo abbraccio con Marco e un saluto con gli altri……gita sui monti delle Apuane, Massa, Autostrada e a casa Sono di nuovo qui dopo tre giorni dentro le montagne, pronto a sognare per ripartire in fondo il mito di Ulisse è questo è l’esplorazione che ogni volta ti spinge verso nuove avventure, fino a quando ti sentirai vecchio e entrerai in quella casa per non uscirne mai più, ma quel tempo è ancora lontano.
Argo mi sorride e si mette a pancia all’aria, lo accarezzo, si son tornato ma tra un pò tornerò dentro le montagne con i miei compagni a esplorare il mondo di mezzo, a presto amici, il resto è rock and roll solo rock and roll.