Una giornata al Centro Studi Materiali e Tecniche CAI di Padova
Grazie alla collaborazione con l’Otto Veneto, quest’anno a novembre abbiamo avuto l’opportunità di passare una giornata prima in laboratorio studi materiali a Villafranca Padovana e poi all’esterno, presso la “Torre dei Materiali” nel Parco Brentella di Padova.
Al laboratorio sono stati eseguiti test a trazione lenta delle corde utilizzate in grotta, cioè semistatiche diametro 10. Le corde sono state avvolte intorno a dei tamburi in modo da eliminare l’effetto nodo e poi tirate fino a rottura.
Interessante vedere come corde “brutte”, gonfie, vecchie (del 1995) recuperate da grotte dell’Altopiano hanno ceduto tra i 1300 e un po’ più di 1800 kg, mentre una corda del 2010 dall’aspetto “pulito e nuovo”, ma utilizzata in più grotte, si è rotta a soli 870 kg. Bel dilemma …
Poi abbiamo utilizzato un’altra macchina a trazione lenta verticale costituita da due ganasce metalliche collegate ciascuna ad una spina, alla quale si agganciava il materiale da portare a rottura. I test sono stati effettuati su moschettoni, corde, moschettone Handy, maglie rapide e vari bloccanti appesi su corda.
Alcuni dei moschettoni testati erano stati recuperati da varie grotte e alcuni presentavano gravi problemi di corrosione o difetti meccanici (ghiere rovinate), quindi i risultati sono stati molto diversi.
Con questa attrezzatura sono stati eseguiti anche test a rottura dinamica su spezzoni di corde collegate con un nodo delle guide con frizione. In generale il nodo ha ridotto la tenuta della corda dall’8 al 25%, tranne in un caso: una corda che si era spezzata a 879 kg a trazione statica, ha ceduto a 1113 kg quando sottoposta a trazione dinamica con 2 nodi. Mistero!
Successivamente abbiamo testato alcuni bloccanti per verificarne il comportamento in caduta a fattore 1 e vedere come e a che valori scalzavano la corda.
Ci siamo poi spostati al Doderò, una macchina per trazione dinamica (verticale) costruita secondo precisi “standard”, con la quale si testano i prodotti per omologarli alle normative europee (EN). In pratica serve per analizzare il comportamento di un dispositivo sottoposto a vari fattori e tipologie di caduta.
Di fatto è una traliccio costituito da due parti – una fissa e una mobile – alle quali si collega il dispositivo da testare (kit ferrata, cordini, discensori su corda, ecc). La parte mobile presenta una massa di 80 kg che viene lasciata cadere (e poi “rimbalza” su delle molle poste sul fondo che bloccano la caduta); la parte fissa è a sua volta collegata ad una cella di carico che misura la forza di arresto e ad un laser che misura gli allungamenti della corda dinamica.
Al doderò abbiamo testato soprattutto le nostre “longe” (cordini di sicurezza). Le corde, caduta dopo caduta, evidenziavano da un lato una perdita di elasticità (misurata sotto forma di forza di arresto), dall’altra un allungamento (misurato in cm), fino alla loro completa rottura dopo circa cinque cadute a fattore di caduta 1.
Dopo una pizza tutti insieme ci siamo spostati nel parco Brentella.
La torre è una struttura artificiale per la simulazione dei test di caduta e relativa trattenuta. Mentre con il Doderò si possono testare dinamicamente solo materiali e attrezzature, alla torre si ricreano le situazioni reali di simulazione dinamica impiegando attrezzature e persone.
Abbiamo simulato la trattenuta di una caduta a fattore 1 usando come mezzo di assicurazione sia il discensore che il mezzo barcaiolo, evidenziando un comportamento particolarmente rigido del discensore. In quest’ultimo caso si abbassava in maniera significativa il valore della forza d’arresto quando non si utilizzava il freno moschettone (o rinvio).
Fondamentale è inoltre risultato l’accompagnamento della corda da parte dell’assicuratore al momento della caduta del compagno; tutto questo per garantire un abbassamento della forza d’arresto, giocando sullo scorrimento della corda e quindi sul dissipamento dell’energia attraverso l’attrezzo utilizzato per fare sicura.
Successivamente abbiamo visto cosa succede quando uno speleologo è appeso in corda (in salita o discesa) ed il frazionamento cede.
Al di là del grande spavento (e crescita istantanea di capelli bianchi!), la caduta su corda semistatica di circa 3-4 m nel vuoto, non comporta dolore o danni alla schiena dovuti alla compressione dell’imbrago. Non voglio immaginare se la stessa cosa succedesse in grotta, dove sarebbe molto più facile essere a contatto con la parete rocciosa (e spesso tagliente), al momento del volo. Infatti, le cadute degli speleo non sono sicuramente paragonabili ai “voli” degli arrampicatori.
La giornata è stata sicuramente interessante. Sono proprio questi test che ci permettono di capire come ci si deve (o meno) comportare in grotta per salvaguardare noi stessi ed i nostri compagni e quali materiali è meglio utilizzare a seconda della situazione.
Questi eventi verranno ripetuti anche nel 2017 e saranno aperti a tutti i gruppi speleo veneti. Speriamo che le partecipazioni siano numerose!!!
posso garantirti che la caduta di uno speleologo per rottura di un ancoraggio non ti fa venire i capelli bianchi, te li fa proprio cadere… provato sulla mia pelle in Spillere sull’80 e anche chi era con me, Claudio Barbato, ha passato qualche momento da brivido. Sono passati molti anni e lo ricordo ancora come fosse ieri… dopo quell’esperienza sono stato mesi senza andare in grotta
Mirko